Open discussion "Observational studies and the extinction of field experience"

di ELIANA ROMANO -

Buongiorno a tutti,

Ci scusiamo per il ritardo nel caricare il report riguardante l'open discussion del 03/04 avente come tema "observational studies and the ectinction of field experience".

Di seguito allego il link per accedere al documento, sono ben accette modifiche o scambi di opinioni

https://docs.google.com/document/d/1lm7Hr2dXVRi5sLv1rs0_NID0pF0jBSdsgfe9jt7vBB4/edit?usp=sharing

Open Discussion "Biodiversity crisis and remedies"

di FRANCESCA SCHINA -

Buongiorno a tutti,

vi riporto di seguito il report con gli argomenti emersi durante la discussione dello scorso giovedì sul tema "Biodiversity crisis and remedies". Come di consueto, se qualcuno avesse commenti o modifiche da apportare al documento, sentitevi liberi di intervenire! 

Il file resterà accessibile per una settimana. 

https://docs.google.com/document/d/1EvOJHpE1tg7yixDvks1yqRx0c3c1Cg0Kq-dTNSuFeXQ/edit?usp=sharing

Buona giornata. 

Open Discussion "Compassionate Conservation"

di FABIO RIVELLINI -

Ci scusiamo per il ritardo, ordinare i concetti emersi durante la discussione è risultato essere un lavoro più impegnativo del previsto. Abbiamo optato per un testo più discorsivo anziché dividere ogni argomento per punti, perché i temi sollevati sono in stretta relazione fra loro e si richiamano a vicenda. Alcuni interventi molto interessanti sono stati sfortunatamente riassunti nei minimi termini perché non c'è stato il tempo di poterli approfondire come meritano. Per esempio, il tema della uccisione come alternativa compassionevole ad altre pratiche non letali è, a mio avviso, estremamente suggestivo e avrei piacere di discuterne su questo forum come dal vivo.

Vi lascio il link del documento che abbiamo stilato, sentitevi libere e liberi di condividere i vostri commenti e provvederemo a integrarli.

https://docs.google.com/document/d/1-9H2EtZvjnzSZJaEBlZvbr1stbOmYfGk-XRAkN-zvG4/edit?usp=sharing

Trophy hunting

di DAVIDE STRIZZI -

Vorrei lasciare qui un commento postumo al mio intervento durante la open discussion dello scorso giovedì sulla compassionate conservation. Purtroppo non c'è stato abbastanza tempo per affrontare a pieno l'argomento, che ho molto a cuore, e per rispondere a tutte le domande che ci sono state mostrate alla fine della presentazione.
Metto subito le mani avanti dicendo che non sono assolutamente un fondamentalista della conservazione compassionevole, anzi, al contrario, ho purtroppo riscontrato diverse criticità negli articoli che presentavano l'argomento, seppur trovandomi comunque d'accordo su molto. Come detto anche dal professore, anche io trovo abbastanza stupida questa dicotomia tra conservazione tradizionale ed etica. Leggendo questi articoli mi è quasi sembrato si cercasse di più lo scontro, creando due diverse fazioni, piuttosto che un punto di incontro che guardi effettivamente a fatti concreti e che possa portare ad un qualche tipo di evoluzione in campo conservazionistico. Non ritengo quindi i mezzi "letali" o violenti sempre meritevoli di demonizzazione, essendo questi spesso utili al fine di raggiungere i propri obiettivi, anche più di altri metodi.
Detto questo, va bene tutto, ma non riesco proprio a farmi andare bene la caccia al trofeo, la trovo una cosa ripugnante e per quanto possa far bene alla conservazione, non riesco a farmela andare bene comunque. Penso di aver dato spesso un'immagine di me molto pessimista e senza speranze, ma in questo caso le speranze le voglio avere. Non posso credere, o comunque non voglio, che non ci possa essere un'altra soluzione. Non riesco ad accettare che per salvaguardare il benessere di determinate specie, sia accettabile ammazzare a sangue freddo un animale solamente perchè un ricco egocentrico si è svegliato la mattina e così ha deciso. Non riesco ad accettare che determinati eletti possano trattare delle vite come fossero giocattoli e che le sorti della conservazione di determinate specie sia in mano a queste persone e ai loro soldi, persone a cui di base del conservare quelle specie non frega niente, se non nell'ottica di avere più prede da ammazzare.
Ritengo che un cambiamento di rotta sia non solo necessario, ma fondamentale. Non sto dicendo che le cose debbano cambiare dall'oggi al domani, sono consapevole dell'attuale dipendenza della conservazione da questi metodi, ho letto diversi articoli riguardo il calo di biodiversità avvenuto in alcuni paesi africani in seguito al divieto di caccia. Voglio però credere che i fondi per la conservazione possano essere ricercati in altri modi. Se metodi così barbari continuano a persistere tutt'oggi è perchè più di qualcuno ci mangia sopra, a discapito non solo degli animali, ma anche delle popolazioni locali.
Qual è il prezzo di una vita, e chi lo decide? Quanti soldi sono abbastanza per poter parlare di caccia legale e non di bracconaggio? Per me separare le due cose non è facile, significa accettare il fatto che al mondo tutto ha un prezzo, anche la dignità e la morale.
Questo facciamo, da sempre. Arriviamo in un luogo, distruggiamo tutto e poi sfruttiamo le sue risorse come se tutto ci fosse concesso.
Quindi lasciatemi essere ottimista per una volta, lasciatemi sperare in un mondo in cui non sta a noi decidere chi ha il diritto di vivere e chi di morire.
Voglio chiudere con un passaggio di un libro che ho letto di recente, che parla proprio di questo tipo di caccia, "Verdi Colline d'Africa" di Hemingway. Per quanto io non potessi mai essere d'accordo con lui, ho trovato comunque molto affascinante la sua visione del tema e la sua lucidità nel descrivere la direzione in cui verge il mondo, nonostante un'apparente ipocrisia in quanto vi riporto di seguito.
"I continenti invecchiano presto quando arriviamo noi. Gli indigeni vivono in armonia con essi, ma gli stranieri distruggono, tagliano le piante, prosciugano, e modificano così il rifornimento dell'acqua, e in breve il suolo, una volta che le zolle sono rivoltate sotto, si insterilisce, e si volatilizza come è già accaduto in tutti i vecchi paesi [...]. La terra si stanca di venir sfruttata. Una regione si esaurisce rapidamente a meno che l'uomo non le ritorni i suoi residui e quelli dei suoi animali. [...].
Un paese è fatto per rimanere quale noi lo troviamo. Siamo noi i disturbatori e dopo la nostra morte esso si troverà anche del tutto rovinato, ma sarà sempre lì, né sappiamo quali saranno gli ulteriori cambiamenti."
Pace,
Davide.

Open Discussion "Artificial and Supplemental Feeding"

di VALENTINA ORICCHIO -

Buongiorno a tutti,

Condivido al link sotto riportato il file del report stilato al fine della open discussion.

https://drive.google.com/file/d/1mckU4MbBqiXdIyixZT3mFVC2FMz5vkSX/view?usp=drive_link

Siete invitati a rileggerlo e suggerire modifiche.

Buona giornata

Open Discussion "Land Ethic"

di MARCO D'ANNA -

Buongiorno a tutti, 

Condivido con voi il file del report che è stato stilato al fine della open discussion. 
Il file resterà online una settimana al seguente link: https://docs.google.com/document/d/190aJYzExYqLIJBoexTFUydlGDo9hwkFV/edit?usp=sharing&ouid=110876349264956551432&rtpof=true&sd=true .
Durante questo periodo, siete invati a rileggerlo e a suggerire modifiche al corpo del testo se ne avete. 

Passata la settimana, il file verrà salvato e pubblicato in maniera definitiva. 

Buona giornata

Open Discussion "Land Ethic"

di DAVIDE STRIZZI -

Salve.

Per quanto riguarda il saggio sulla Land Ethic di Leopold, avevo un'ultima considerazione che lascerò qui nel forum. La mia non vuole essere una critica a Leopold ed al suo saggio, che ho molto apprezzato, ma una considerazione sulla forma dello stesso, sul linguaggio utilizzato e quelle che secondo me sono le implicazioni di questo. 

Come ci ha fatto notare il professore, si tratta di uno scrittore molto preciso, che pondera attentamente l'uso di ogni singola parola. Ma è proprio in questo che io riscontro una certa criticità. Letto oggi, questo saggio risulta essere quasi anacronistico, motivo per cui, a quanto pare, Leopold non è mai stato apprezzato fino ai tempi più recenti. Per quanto mi riguarda non si tratta solo ed esclusivamente delle tematiche trattate e l'ovvio interesse da parte della società dell'epoca (non che oggi sia cambiato qualcosa) di perseguire i propri ideali economici a discapito di questa così detta "land". Il problema sta anche nella complessità del testo stesso.

Prendiamo un momento in considerazione il periodo storico in cui è stato scritto questo saggio, post seconda guerra mondiale. I tassi di analfabetizzazione erano ancora piuttosto alti, e comunque, anche le persone alfabetizzate non erano di certo tutte sullo stesso livello di comprensione. Nel testo ho letto una critica, neanche troppo velata, ai proprietari terrieri e l'uso sconsiderato che fanno delle proprie proprietà e delle risorse a propria disposizione. Al di là delle motivazioni economiche, secondo me c'è stato proprio un problema di comprensione di questa filosofia della terra legato alla complessità del testo.

Per quanto mi riguarda non è un testo rivolto a tutti, anche se oggi lo possiamo considerare tranquillamente un manifesto, molto poetico, per una tematica che negli ultimi anni ha avuto modo di diffondersi ampiamente, ma che all'epoca era sicuramente rivolto ad una cerchia ristretta di persone appartenenti alla sua stessa classe sociale e culturale.

Vorrei concludere con un mio pensiero personale, che ho avuto modo di sviluppare in questi anni di università. Non posso fare a meno di notare un certo elitarismo da parte di molti membri della comunità scientifica, che quasi si ergono ad esseri superiori rispetto alla persona comune. Non voglio di certo tacciare Leopold di arroganza, penso sia semplicemente qualcosa di intrinseco a questo mondo. Troppo spesso ci si dimentica che la scienza deve essere messa a servizio del popolo, deve quindi trattarsi di uno strumento che tutti siano in grado di comprendere. Invece troppo spesso ci si lascia andare in sofismi e astruse discussioni su tematiche che in fin dei conti interessano tutti, dal contadino all'operaio. Ciò che manca a volte è proprio una comunicazione diretta, che vada dritta al punto, che siano tutti in grado di capire. Poi vabbè, se vogliamo estendere il discorso è anche il grande problema della politica, utilizzare paroloni per far passare messaggi apparentemente complessi che siano in grado di confondere la persona comune.

Però va bene così, non mi dilungo più di tanto e metto le mani avanti dicendo che la mia non è una critica diretta a qualcuno in particolare, sono semplicemente mie considerazioni, non odiatemi e vogliatevi bene.

Banff e mortalità degli orsi sulla transcanadian railway...

di PAOLO Ciucci -

Condivido con voi con piacere il breve (20 min) documentario multimediale BEAR 71, vincitore di vari premi internazionali (assolutamente da non perdere!). Raccontato dalla stessa voce di Bear 71, un'orsa seguita con radiocollare dai park rangers per 9 anni, è la storia della coesistenza tra uomo e orso vista e raccontata dalla prosettiva dell'orso (come a noi piace immaginarla). Ma, come dicono gli autori, bear 71 parla a sè stessa e parla anche a noi, facendoci riflettere sul nostro stesso modo di vivere la natura e rapportarci agli altri esseri viventi. E' un docudramma strappalacrime, ma colpisce nel segno. A proposito di riflessioni su cosa voglia dire coesistenza. 

Che c'entra tutto questo con il nostro corso? Bè, siamo a Banff, come da ultimo rapporto tecnico che abbiamo visto. E si parla anche di come un orso 'per bene' (bear 71)  voglia mantenere a tutti i costi il suo istinto naturale evitando di farsi attrarre nei paesi dal cibo facile (quello che invece ha fatto Juan Carrito). Nonostanteciò, bear 71 rimane vittima dell'attrazione esercitata dal mais percolato dai vagoni dei treni. Il documentario è multimediale, per cui all'inizio si potrebbe fare fatica a capire come funziona, ma la storia (il racconto) comunque va avanti nonostante quello che si clicca sullo schermo. Se cliccate sulla tag 'Story', potete vedere i singoli capitoli del racconto e riascoltarli singolarmente. Se non capite bene l'inglese, fatevi assolutamente assistere da chi lo comprende meglio di voi: i testi superlativi sono un eccellente esempio di come si possano veicolare informazioni scientifiche (e quantitative) in maniera per nulla sterile e, anzi, toccante. Un chiaro esempio e modello da studiare per chi di voi volesse avventurarsi nel mondo della comunicazione. 

https://bear71vr.nfb.ca/

  

Traslocazione rinoceronti

di aurelia sebastiani -

Buonasera,

per chi fosse curioso ho trovato l'articolo che mette a confronto la posizione "sdraiata" con quella a "testa in giù" dei rinoceronti durante le traslocazioni, in particolar modo si concentra sui livelli di ossigeno nel sangue dell'individuo. I risultati non mostrano una sostanziale differenza per quanto riguarda il breve periodo però è da tenere conto che l'impact factor della rivista non è alto. 

Nonostante ciò ve lo condivido ugualmente ritenendolo comunque interessante.

https://doi.org/10.7589/2019-08-202

Aggiornamento dati aree protette

di STEFANIA MERLINO -

Buonasera ragazzi,

Parlando tra noi dopo la lezione di oggi mi è stato ricordato  che l'ultima edizione del Fryxell dal quale venivano i dati riguardanti la percentuale di aree protette sulla Terra sono un po' datati, essendo l'edizione del 2014. Ho trovato quindi dati più recenti (Aprile 2023) riguardanti queste percentuali: stando ai nuovi dati le aree protette terrestri (comprendenti anche le OECMs, definite come "effective area-based conservation measures") ammonterebbero al 17,12% della superficie terrestre; mentre le aree protette marine (anche queste comprendenti le OECMs) all'8,26 %.

Gli altri dati riguardanti la CITES e le Red List erano invece già  aggiornate nella presentazione tra aprile e marzo del 2023.

Scusate per la svista, qui sotto metto il link al sito di Protected Planet, che aggiorna mensilmente le statistiche riguardanti le aree protette.


https://www.protectedplanet.net/en


conflitti tra uomo e fauna selvatica

di MARTA ROSATI -

Buongiorno

Penso che tutti siate venuti a conoscenza del recente avvenimento accaduto in trentino, dell' incontro ravvicinato tra un runner e un orso che ha avuto un esito tragico. Seguendo la vicenda, nei giorni successivi si è alzato un enorme polverone di opinioni contrastanti al riguardo, da parte di cittadini e associazioni animaliste. La decisione ultima presa dal presidente della provincia di Trento, è stata richiedere l'abbattimento non solo dell'orso responsabile dell'aggressione ma anche di altri due esemplari considerati pericolosi.

 100 è stato il numero dichiarato dallo stesso presidente della provincia come numero di orsi che attualmente sono presenti nella regione affermando con fermezza che tale numero ha superato di gran lunga l'obbiettivo prefissato di 50 orsi secondo il progetto life ursus. E' per tale ragione che l'abbattimento di tre esemplari non dovrebbe rappresentare un problema, un pò come a dire " qui ne abbiamo da buttare, tre in meno fanno poca differenza". 

indipendentemente dall'opinione che ciascuno di noi può avere sulla correttezza o meno della scelta presa io mi domando.. 

  1. E' questa la soluzione definitiva che porterà a zero il rischio che si ripetano altri episodi del genere ?
  2. c'è stato qualcuno che si è preoccupato di chiedere quel numero di 100 orsi da dove è stato turato fuori ?
  3. invece di dichiarare solo l'intento assoluto di voler eliminare questi esemplari "pericolosi" non è stato  posto come obbiettivo quello di capire capire perchè si è arrivati a questo punto.
  4. sono stati fatti studi recenti per  stimare l'abbondanza di popolazione in quelle zone e capire se effettivamente esiste la tendenza da parte degli orsi ad avvicinarsi ai centri abitati e quali possono essere i motivi di tale avvicinamento? 
Questo credo sia un esempio eclatante di come il conflitto tra uomo e fauna selvatica non viene gestito in Italia. La prima reazione non è cercare di fare chiarezza sull'accaduto ma creare allarmismo come è stato in questo caso. Si va alla disperata ricerca di un responsabile e alla fine questa responsabilità ricade sempre sull'animale,  il quale è presente li perchè è l'uomo stesso che ha deciso di volerlo ma non è poi in grado di convivere con esso.. 

https://www.lastampa.it/la-zampa/2023/04/13/news/orso_trentino_ispra_autorizza_abbattimento_mj5_orsa_jj4_cuccioli-395973386/

   


 

  

Credibilità scientifica

di NICOLÒ PELLECCHIA -

Buongiorno, in una delle ultime lezioni abbiamo parlato di come valutare la credibilità, o meglio l'affidabilità, degli scienziati , prendendo come metro di giudizio la loro produzione scientifica, dicendo che la laurea, o un percorso di studio scientifico non fosse sufficiente. Seguendo questo criterio però non riesco a capire come si potrebbero valutare i divulgatori scientifici, che spesso, ma non sempre, sono persone che hanno conseguito lauree in ambito naturale, ma che non presentano una produzione scientifica importante, e che hanno un ruolo fondamentale nel confronto con il pubblico. Per portare un esempio italiano, Alberto Angela si è laureato qui in Sapienza in Scienze Naturali, e da quanto si riesce a trovare su internet si è a conoscenza solo di una sua partecipazione a ricerche in ambito paleontologico post laurea. A questo punto bisognerebbe seguire ugualmente il criterio citato a lezione, e quindi prenderlo come una fonte non del tutto affidabile data la sua scarsa produzione scientifica, oppure considerarlo solo per la sua capacità oratoria e magari andare ad analizzare, come si fa per gli storici, la produzione scientifica del team che gli sta dietro, o utilizzare un altro tipo di criterio di valutazione? 

A proposito di talk shows, decibel e evidenze scientifiche...

di PAOLO Ciucci -

Ecco una dichiarazione di Patrick Vallance, che è stato consigliere scientifico del governo UK durante la pandemia Covid, che conferma quanto discutevamo nelle ultime lezioni sul ruolo della scienza nell'informare la gestione (ovvero la politica) e sulle modalità del confronto: 

"...often, the louder the voices, the lower the evidence base. During COVID the things that became most contentious and where people had extremely strong views and policy opinions were the ones where the evidence base was weakest. You can see that in the initial uncertainty around face masks and other areas"

Per chi di voi volesse leggere il breve articolo/interbista questo è il link.

Patogeni negli anfibi

di NICOLÒ PELLECCHIA -

Avendo parlato ieri di malattie ed infezioni da patogeni ho pensato di condividere alcuni spunti interessanti inerenti alla situazione globale degli anfibi. Ad oggi gli anfibi risultano essere la classe di vertebrati terrestri esposti maggiormente al rischio di estinzione e tra le principali cause osserviamo la diffusione di varie malattie, in particolar modo della chitridiomicosi. Questa malattia arreca gravi danni alla cute degli anfibi, danneggiandone la cheratina, mettendo a rischio il loro apparato respiratorio cutaneo. L'agente eziologico di questa malattia è un chitridiomicete, Batrachochytrium dendrobatidis che attacca la pelle degli anuri. Nel 2013 è stato scoperto in Germania lavorando sulla Salamandra pezzata un secondo chitridio, Batrachochytrium salamandrivorans, che infetta gli urodeli. Di seguito vi lascio alcuni video interessanti e una raccolta delle migliori pubblicazioni per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento. 

https://www.zotero.org/groups/419428/bdbsalresearch/items/KPN7447A/library

https://www.youtube.com/watch?v=5X7juDb60KM&list=PL7w1iqTXHLOGT2rgPsIxNtxfcwr41VFsl

https://www.youtube.com/watch?v=h8nTdtCm22o&list=PL7w1iqTXHLOGT2rgPsIxNtxfcwr41VFsl&index=2

https://www.youtube.com/watch?v=t0ngGMjzn74&t=158s

Ciclo vitale Bd in Atelopus sp.

A proposito di migrazioni...

di PAOLO Ciucci -

Migrazioni dei grandi erbivori, barriere infrastrutturali e possibili rimedi, passando per le rotte di migrazione individuate grazie alla telemetra satellirate.

Buon visione.


Spiaggiamento delle balene e conflitti sociali...

di PAOLO Ciucci -

Avrete forse sentito parlare del numero elevato di balene, specialmemte megattere, recentemete spiaggiate sulla costa orientale degli Stati Uniti. Un articolo del Times cerca di fare luce sulle probabili cause nonostante le grandi difficoltà per risalire alle cause di morte nel caso delle balene (bisogna addentrarsi nel corpo fetidico dell'animale in decomposizione e spesso si arriva comunque troppo tardi). In linea con quanto abbiamo detto a lezione, tutto alla fine si risolve comunque nel conflitto sociale, che in questo caso vedo addirittura gli ambientalisti allearsi con i negazionisti del riscaldamento globale contro lo sviluppo di centrali eoliche offshore. Insoma, una lettura interessante che ci dice, per l'ennesima volta, che laddove mancano evidenze scientifiche (in questo caso la certezza sulle cause di morte delle balene) si crea terreno fertile per l'immancabile conflitto sociale.

qui il link all'articolo.

Quanto valgono i proclami a favore della biodiverstà?

di PAOLO Ciucci -

Vi siete mai chiesti quanto valgono concetti come la coerenza e il rispetto degli accordi internazionali riguardo la conservazione della biodiversità? O di quanto sia efficace il nostro sistema istituzionale e sociale di tutela e garanzia degli accordi di protezione? La storia della progettazione degli impianti sciistici nel parco regionale (Abruzzo) del Sirente-Velino ci svela una triste verità. Leggere per credere, nei due link che seguono. Crudo ma efficace esempio che la "A-B cleavage" di Leopold (vedi prossima open discussion di martedì 14) è tutto fuorché risolta... 

https://www.terremarsicane.it/dopo-la-sentenza-del-cds-soa-arrivano-le-ruspe-nel-parco-sirente-velino-la-biodiversita-si-puo-sacrificare/