Salve.
Per quanto riguarda il saggio sulla Land Ethic di Leopold, avevo un'ultima considerazione che lascerò qui nel forum. La mia non vuole essere una critica a Leopold ed al suo saggio, che ho molto apprezzato, ma una considerazione sulla forma dello stesso, sul linguaggio utilizzato e quelle che secondo me sono le implicazioni di questo.
Come ci ha fatto notare il professore, si tratta di uno scrittore molto preciso, che pondera attentamente l'uso di ogni singola parola. Ma è proprio in questo che io riscontro una certa criticità. Letto oggi, questo saggio risulta essere quasi anacronistico, motivo per cui, a quanto pare, Leopold non è mai stato apprezzato fino ai tempi più recenti. Per quanto mi riguarda non si tratta solo ed esclusivamente delle tematiche trattate e l'ovvio interesse da parte della società dell'epoca (non che oggi sia cambiato qualcosa) di perseguire i propri ideali economici a discapito di questa così detta "land". Il problema sta anche nella complessità del testo stesso.
Prendiamo un momento in considerazione il periodo storico in cui è stato scritto questo saggio, post seconda guerra mondiale. I tassi di analfabetizzazione erano ancora piuttosto alti, e comunque, anche le persone alfabetizzate non erano di certo tutte sullo stesso livello di comprensione. Nel testo ho letto una critica, neanche troppo velata, ai proprietari terrieri e l'uso sconsiderato che fanno delle proprie proprietà e delle risorse a propria disposizione. Al di là delle motivazioni economiche, secondo me c'è stato proprio un problema di comprensione di questa filosofia della terra legato alla complessità del testo.
Per quanto mi riguarda non è un testo rivolto a tutti, anche se oggi lo possiamo considerare tranquillamente un manifesto, molto poetico, per una tematica che negli ultimi anni ha avuto modo di diffondersi ampiamente, ma che all'epoca era sicuramente rivolto ad una cerchia ristretta di persone appartenenti alla sua stessa classe sociale e culturale.
Vorrei concludere con un mio pensiero personale, che ho avuto modo di sviluppare in questi anni di università. Non posso fare a meno di notare un certo elitarismo da parte di molti membri della comunità scientifica, che quasi si ergono ad esseri superiori rispetto alla persona comune. Non voglio di certo tacciare Leopold di arroganza, penso sia semplicemente qualcosa di intrinseco a questo mondo. Troppo spesso ci si dimentica che la scienza deve essere messa a servizio del popolo, deve quindi trattarsi di uno strumento che tutti siano in grado di comprendere. Invece troppo spesso ci si lascia andare in sofismi e astruse discussioni su tematiche che in fin dei conti interessano tutti, dal contadino all'operaio. Ciò che manca a volte è proprio una comunicazione diretta, che vada dritta al punto, che siano tutti in grado di capire. Poi vabbè, se vogliamo estendere il discorso è anche il grande problema della politica, utilizzare paroloni per far passare messaggi apparentemente complessi che siano in grado di confondere la persona comune.
Però va bene così, non mi dilungo più di tanto e metto le mani avanti dicendo che la mia non è una critica diretta a qualcuno in particolare, sono semplicemente mie considerazioni, non odiatemi e vogliatevi bene.