Anch’io condivido le riflessioni di Paolo e Marta e vorrei aggiungere un aspetto alla “(2) la dimensione culturale, sociale e antropologica che ha a che fare con l'importante componente antropica e delle sue azioni (e reazioni) alla compresenza con l'orso” proposta da Paolo: quella storica che ha tanto influenzato la componente culturale collettiva odierna rispetto al mondo selvatico, orsi e lupi in particolare. Mi ha colpita come nello stesso giorno della morte del “runner” trentino, una donna sia morta perché aggredita dal cane rottweiler del fratello, ma di questa non si hanno avuto più notizie, né nessuno ha chiesto l’abbattimento dell’animale. D’altronde, il cane è stato selezionato e addestrato dall’uomo all’aggressione, gli orsi invece sono selvatici. Mi dispiace invece che un’esperto come Paolo si sia sottratto alla divulgazione di informazioni corrette. In tutti questi giorni ho letto un sacco di imbecillità, soprattutto sull’Adige (il giornale più letto del Trentino), ho sentito tante amiche e amici trentini confusi e spaventati perché non hanno informazioni adeguate. Capisco il non voler prestarsi a strumentalizzazioni, ma per lo sviluppo di una partecipazione informata della popolazione a politiche democratiche di convivenza umani/selvatici è necessaria un’informazione corretta, anche se a darne l’avvio sono situazioni di emergenza. Per favore Paolo, scrivi e parla al pubblico!
Di seguito, vi propongo alcune frasi estratte dal bel libro dello storico francese Michel Pastoureau “Bestiari del Medioevo”, Einaudi 2012
“Nell’emisfero settentrionale, a partire dal paleolitico, quello dell’orso è stato a lungo il culto animale più diffuso. La mitologia che lo riguarda, straordinariamente ricca, ha dato corpo a innumerevoli racconti e leggende fino al cuore del Medioevo, prolungandosi talvolta anche nell’età moderna avanzata; l’orso è per eccellenza l’animale delle tradizioni orali. E anche quello dal carattere antropomorfo più accentuato. Con gli esseri umani, specie con la donna, ha rapporti stretti, violenti, carnali. La contrapposizione o l’associazione della bestialità dell’orso con la bellezza della donna è un tema molto antico. L’orso è l’animale villoso, la masle beste del francese antico, e per estensione parente dell’ uomo selvaggio o del pio eremita. Ma è anche e soprattutto il re della foresta, il re degli animali. Nelle tradizioni dell’Europa del Nord, la funzione regale dell’orso - che altrove sembra scomparire nel XII secolo - è ancora attestata alla fine del Medioevo. Del resto Ì due aspetti - bestialità e regalità - possono confondersi: numerose leggende parlano di re o di capi «figli d ’orso», cioè figli di una donna rapita e violentata da un orso. Un animale del genere non poteva che far inorridire la Chiesa altomedievale. Non soltanto l’orso è dotato di una forza prodigiosa, ma è lubrico e violento. Inoltre, somiglia all’uomo per l’aspetto, per la tendenza a tenersi eretto e per le sue pratiche sessuali. A partire da Plinio, che aveva male interpretato un passo di Aristotele, molti bestiari e la maggior parte delle enciclopedie affermano, infatti, che gli orsi si accoppiano come gli umani [more hominum), muso contro muso, ventre contro ventre, e non come gli altri quadrupedi: l’orso appare cosi come un pericoloso cugino dell’uomo. Infine e soprattutto, è un animale indigeno: cacciarlo, ammirarlo, venerarlo con riti ricorrenti, farne il re degli animali, sono pratiche comuni in tutta Europa fino al Mille circa. Ben presto la Chiesa comincia a osteggiare questo animale e cerca di detronizzarlo……A tale scopo, ricorre a diversi espedienti. Il più frequente, e forse anche il più efficace, consiste nello sminuire l’animale…. Basandosi sulla Bibbia, dove l’orso è sempre messo in cattiva luce, e riprendendo il passo di un celebre sermone di sant’Agostino che paragona l’orso al diavolo^ i Padri della Chiesa e gli autori cristiani d’età carolingia lo collocano nel bestiario di Satana, sostenendo che quest’ultimo assume spesso la forma di un orso per andare a minacciare o tormentare i peccatori. Inoltre, gli ecclesiastici denunciano i numerosi vizi dell’animale: brutalità, cattiveria, lubricità, sporcizia, voracità, nocività, oziosità. L’orso diventa così il numero uno del bestiario dei sette peccati capitali, e viene associato a quattro di essi: l’ira, perché si arrabbia facilmente e non si lascia avvicinare; la pigrizia, perché trascorre una parte dell’anno dormendo; la gola, perché è onnivoro e particolarmente ghiotto di miele; la lussuria, perché è lascivo e violenta le ragazze e le giovani donne….Demonizzato dai bestiari, addomesticato dall’agiografia. L’orso viene per giunta ridicolizzato dai giocolieri a partire dal xii e xiii secolo. La Chiesa, infatti, peraltro ostile agli spettacoli con gli ammali, non si oppone alla circolazione dei girovaghi che mostrano gli orsi. Con la museruola e incatenati, questi ultimi accompagnano i giullari e i giocolieri di castello In castello, di fiera in fiera, di mercato in mercato. Da bestia regale, ammirata e temuta, l’orso si trasforma in un animale da circo. I quadrupedi selvatici 69 che danza, fa gli scherzi, diverte il pubblico. Ormai, offrire un orso non è più un regalo da re come ancora succedeva in età carolingia; la belva non trova più posto nei serragli principeschi. Solo gli orsi bianchì donati dai re di Danimarca e di Norvegia conservano un certo prestigio fino all’inizio dell’età moderna”