conflitti tra uomo e fauna selvatica

conflitti tra uomo e fauna selvatica

by MARTA ROSATI -
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Buongiorno

Penso che tutti siate venuti a conoscenza del recente avvenimento accaduto in trentino, dell' incontro ravvicinato tra un runner e un orso che ha avuto un esito tragico. Seguendo la vicenda, nei giorni successivi si è alzato un enorme polverone di opinioni contrastanti al riguardo, da parte di cittadini e associazioni animaliste. La decisione ultima presa dal presidente della provincia di Trento, è stata richiedere l'abbattimento non solo dell'orso responsabile dell'aggressione ma anche di altri due esemplari considerati pericolosi.

 100 è stato il numero dichiarato dallo stesso presidente della provincia come numero di orsi che attualmente sono presenti nella regione affermando con fermezza che tale numero ha superato di gran lunga l'obbiettivo prefissato di 50 orsi secondo il progetto life ursus. E' per tale ragione che l'abbattimento di tre esemplari non dovrebbe rappresentare un problema, un pò come a dire " qui ne abbiamo da buttare, tre in meno fanno poca differenza". 

indipendentemente dall'opinione che ciascuno di noi può avere sulla correttezza o meno della scelta presa io mi domando.. 

  1. E' questa la soluzione definitiva che porterà a zero il rischio che si ripetano altri episodi del genere ?
  2. c'è stato qualcuno che si è preoccupato di chiedere quel numero di 100 orsi da dove è stato turato fuori ?
  3. invece di dichiarare solo l'intento assoluto di voler eliminare questi esemplari "pericolosi" non è stato  posto come obbiettivo quello di capire capire perchè si è arrivati a questo punto.
  4. sono stati fatti studi recenti per  stimare l'abbondanza di popolazione in quelle zone e capire se effettivamente esiste la tendenza da parte degli orsi ad avvicinarsi ai centri abitati e quali possono essere i motivi di tale avvicinamento? 
Questo credo sia un esempio eclatante di come il conflitto tra uomo e fauna selvatica non viene gestito in Italia. La prima reazione non è cercare di fare chiarezza sull'accaduto ma creare allarmismo come è stato in questo caso. Si va alla disperata ricerca di un responsabile e alla fine questa responsabilità ricade sempre sull'animale,  il quale è presente li perchè è l'uomo stesso che ha deciso di volerlo ma non è poi in grado di convivere con esso.. 

https://www.lastampa.it/la-zampa/2023/04/13/news/orso_trentino_ispra_autorizza_abbattimento_mj5_orsa_jj4_cuccioli-395973386/

   


 

  

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Re: conflitti tra uomo e fauna selvatica

by PAOLO CIUCCI -

Condivido Marta le tue riflessini, preoccupazioni , e sopratutto le tue domande. Proprio nel momento in cui scrivevi il post avrai poi sentito che il TAR ha accolto la denuncia della LAV e l'ordinanza di rimozione predecentemente emessa è stata bocciata. Siamo quindi in piena guerra civile sul da farsi. Hanno vinto gli animalisti di città, ma la popolazione locale in Trentino, sinceramente preoccupata per l'accaduto, non ha nessuno a rappresentarli sul tavolo istituzionale. Solo qualche politico che fa propaganda in vista delle elezioni del prossimo ottobre. Benvenuti nel mondo reale.

Tutto questo dopo che il progetto Life Ursus aveva comunque chiarito le procedure da seguire in queste circostanze fin dal lontano 1999 (il piano programmatico si chiama Pacobace e lo trovate facilmente sul web). Il Pacobace è (o dovrebbe rappresentare) oltre che un documento tecnico di indirizzo anche una sorta di patto sociale di non belligeranza sulle decisioni da prendere in determinate circostanze gestionali. Ma la politica ha avuto paura e non è stata capace di prendere le decisioni del caso negli anni passati. Come spesso accade nel nostro paese i patti non sono rispettati e ogni volta si assiste a questa odiosa e affatto funzionale polarizzazione tra le parti. Siamo quindi nuovamente alla caccia degli "esperti" per i salotti televisivi e per saziare la fame dell'industria mediatica, che spesso tutto fa tranne corretta informazione. In questi giorni sono stato contattato da tre testate televisive e due radiofoniche, oltre che da innumerevoli giornalisti, tutti a caccia del parere dell'esperto, come se l'esperto in situazioni d'emergenza diventasse la stella polare del pensiero unico. A fatica, ma mi sono sempre rifiutato. Non è i modo di procedere e di prestarsi a simili strumentalizzazioni. 

Una cultura della gestione si fonda innanzitutto su una cultura della prevenzione, e in assenza di questa tutto diventa irrimediabilmente emergenza cronica (e putroppo spettacolo mediatico) senza possibilità di soluzione, se non appunto la guerra civile e il clamore (tormentone) mediatico. Le componenti di questo pasticcio, che offro a una vostra attenta riflessione e valutazione critica, sono a mio avviso tre: (1) la dimensione biologica ed etologica (chi sono gli orsi, quanti sono, come vivono, cosa fanno, quando e come possono esere pericolosi, etc.) che serve per informare, per prevenire, per agire di conseguenza con l'obiettivo specifico di ridurre il conflitto e comunque prevenire con CERTEZZA casi di mortalità (non siamo nello Yellowstone); (2) la dimensione culturale, sociale e antropologica che ha a che fare con l'iportante componente antropica e delle sue azioni (e reazioni) alla compresenza con l'orso, e (3) la dimensione politica, che affonda le sue radici anche nel concetto di democrazia (partecipata o meno) e diritto all'informazione corretta come presupposto di una partecupazione informata. In queste situazioni emergenziali, tutti sono perennemente incentrati sulla prima dimensione, a livello mediatico, ma dimenticano solennemente le atre due! E il risutato è ciò a cui stiamo assistendo e che si ripropone sistematicamente in un ciclo perennemente emergenza-dipendente.    

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Ri: Re: conflitti tra uomo e fauna selvatica

by AVIANA MARIA TERESA BULGARELLI -
Anch’io condivido le riflessioni di Paolo e Marta e vorrei aggiungere un aspetto alla “(2) la dimensione culturale, sociale e antropologica che ha a che fare con l'importante componente antropica e delle sue azioni (e reazioni) alla compresenza con l'orso” proposta da Paolo: quella storica che ha tanto influenzato la componente culturale collettiva odierna rispetto al mondo selvatico, orsi e lupi in particolare. Mi ha colpita come nello stesso giorno della morte del “runner” trentino, una donna sia morta perché aggredita dal cane rottweiler del fratello, ma di questa non si hanno avuto più notizie, né nessuno ha chiesto l’abbattimento dell’animale. D’altronde, il cane è stato selezionato e addestrato dall’uomo all’aggressione, gli orsi invece sono selvatici. Mi dispiace invece che un’esperto come Paolo si sia sottratto alla divulgazione di informazioni corrette. In tutti questi giorni ho letto un sacco di imbecillità, soprattutto sull’Adige (il giornale più letto del Trentino), ho sentito tante amiche e amici trentini confusi e spaventati perché non hanno informazioni adeguate. Capisco il non voler prestarsi a strumentalizzazioni, ma per lo sviluppo di una partecipazione informata della popolazione a politiche democratiche di convivenza umani/selvatici è necessaria un’informazione corretta, anche se a darne l’avvio sono situazioni di emergenza. Per favore Paolo, scrivi e parla al pubblico!
Di seguito, vi propongo alcune frasi estratte dal bel libro dello storico francese Michel Pastoureau “Bestiari del Medioevo”, Einaudi 2012
“Nell’emisfero settentrionale, a partire dal paleolitico, quello dell’orso è stato a lungo il culto animale più diffuso. La mitologia che lo riguarda, straordinariamente ricca, ha dato corpo a innumerevoli racconti e leggende fino al cuore del Medioevo, prolungandosi talvolta anche nell’età moderna avanzata; l’orso è per eccellenza l’animale delle tradizioni orali. E anche quello dal carattere antropomorfo più accentuato. Con gli esseri umani, specie con la donna, ha rapporti stretti, violenti, carnali. La contrapposizione o l’associazione della bestialità dell’orso con la bellezza della donna è un tema molto antico. L’orso è l’animale villoso, la masle beste del francese antico, e per estensione parente dell’ uomo selvaggio o del pio eremita. Ma è anche e soprattutto il re della foresta, il re degli animali. Nelle tradizioni dell’Europa del Nord, la funzione regale dell’orso - che altrove sembra scomparire nel XII secolo - è ancora attestata alla fine del Medioevo. Del resto Ì due aspetti - bestialità e regalità - possono confondersi: numerose leggende parlano di re o di capi «figli d ’orso», cioè figli di una donna rapita e violentata da un orso. Un animale del genere non poteva che far inorridire la Chiesa altomedievale. Non soltanto l’orso è dotato di una forza prodigiosa, ma è lubrico e violento. Inoltre, somiglia all’uomo per l’aspetto, per la tendenza a tenersi eretto e per le sue pratiche sessuali. A partire da Plinio, che aveva male interpretato un passo di Aristotele, molti bestiari e la maggior parte delle enciclopedie affermano, infatti, che gli orsi si accoppiano come gli umani [more hominum), muso contro muso, ventre contro ventre, e non come gli altri quadrupedi: l’orso appare cosi come un pericoloso cugino dell’uomo. Infine e soprattutto, è un animale indigeno: cacciarlo, ammirarlo, venerarlo con riti ricorrenti, farne il re degli animali, sono pratiche comuni in tutta Europa fino al Mille circa. Ben presto la Chiesa comincia a osteggiare questo animale e cerca di detronizzarlo……A tale scopo, ricorre a diversi espedienti. Il più frequente, e forse anche il più efficace, consiste nello sminuire l’animale…. Basandosi sulla Bibbia, dove l’orso è sempre messo in cattiva luce, e riprendendo il passo di un celebre sermone di sant’Agostino che paragona l’orso al diavolo^ i Padri della Chiesa e gli autori cristiani d’età carolingia lo collocano nel bestiario di Satana, sostenendo che quest’ultimo assume spesso la forma di un orso per andare a minacciare o tormentare i peccatori. Inoltre, gli ecclesiastici denunciano i numerosi vizi dell’animale: brutalità, cattiveria, lubricità, sporcizia, voracità, nocività, oziosità. L’orso diventa così il numero uno del bestiario dei sette peccati capitali, e viene associato a quattro di essi: l’ira, perché si arrabbia facilmente e non si lascia avvicinare; la pigrizia, perché trascorre una parte dell’anno dormendo; la gola, perché è onnivoro e particolarmente ghiotto di miele; la lussuria, perché è lascivo e violenta le ragazze e le giovani donne….Demonizzato dai bestiari, addomesticato dall’agiografia. L’orso viene per giunta ridicolizzato dai giocolieri a partire dal xii e xiii secolo. La Chiesa, infatti, peraltro ostile agli spettacoli con gli ammali, non si oppone alla circolazione dei girovaghi che mostrano gli orsi. Con la museruola e incatenati, questi ultimi accompagnano i giullari e i giocolieri di castello In castello, di fiera in fiera, di mercato in mercato. Da bestia regale, ammirata e temuta, l’orso si trasforma in un animale da circo. I quadrupedi selvatici 69 che danza, fa gli scherzi, diverte il pubblico. Ormai, offrire un orso non è più un regalo da re come ancora succedeva in età carolingia; la belva non trova più posto nei serragli principeschi. Solo gli orsi bianchì donati dai re di Danimarca e di Norvegia conservano un certo prestigio fino all’inizio dell’età moderna”
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Ri: Re: conflitti tra uomo e fauna selvatica

by MARTA ROSATI -
Buonasera
Ricollegandomi al discorso del Professore, penso di aver compreso (ma potrei sbagliarmi) la scelta di sottrarsi alle testate giornalistiche, poichè nell'ottica in cui si deve spingere verso la scelta di "prevenire piuttosto che curare", la figura dell'esperto dovrebbe essere interpellata PRIMA, da coloro che hanno l'effettivo potere decisionale, al solo scopo di agire in modo informato e non DOPO, da persone che sono alla ricerca di un articolo da pubblicare e il quale contenuto sarà di poca utilità pratica e probabilmente dimenticato non appena si saranno calmate le acque.

Riporto sotto gli obbiettivi principali del Pacobace citato dal professore, poichè mi spiazza come sia esplicitamente riportata la necessità di informare e comunicare in modo corretto con la componente sociale riguardo queste tematiche. E' riportato come uno degli strumenti fondamentali affinchè il piano di azione risulti efficace..

(estratto dall'introduzione del Pacobace)
La reintroduzione attivata nelle Alpi centrali ha rappresentato un elemento essenziale per il raggiungimento di tale obiettivo generale (European Action Plan - Objective 2). È inoltre essenziale ridurre i conflitti tra orsi ed uomini, e promuovere una attitudine positiva dell’opinione pubblica verso la specie (European Action Plan - Objective 3).
Per questi obiettivi specifici è necessario, tra l’altro:
• attivare una politica coerente ed organica di programmi di prevenzione e compensazione dei danni (European Action Plan: actions 4.4.1, 4.4.2);
• prevenire l’insorgenza di comportamenti problematici da parte degli orsi, attraverso azioni di ricondizionamento degli animali confidenti;
• attivare campagne e di informazione e comunicazione (European Action Plan – action 4.7.1)
• assicurare programmi di monitoraggio della popolazione di orso e dei danni registrati (European Action
Plan – action 4.8.2)

Mi rattrista quindi vedere come pur avendo tutte le indicazioni per poter agire correttamente si arrivi a situazioni così critiche.. Basti pensare al Parco Nazionale d'Abbruzzo dove la situazione sembra capovolta e i locali hanno fatto dell'orso un emblema su cui fondare anche l'economia locale, a dimostrazione del fatto che il raggiungimento di una pacifica convivenza è a tutti gli effetti una realtà possibile.
Però anche in questo caso è una casualità (quindi solo una questione di tempo prima che sorgano fuori problemi anche qui) oppure effettivamente è il risultato di una corretta gestione?
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Re: Ri: Re: conflitti tra uomo e fauna selvatica

by PAOLO CIUCCI -

Grazie Marta delle tue difese d'ufficio smile) Scherzi a parte, è vero e condivido quanto dici ma capisco anche il punto di vista di Aviana che invita ad una divulgazione e informazione 'informata' altrimenti la gente non sa più a chi rivolgersi.  Per me la tentazione è elevata di entrare nel merito profondo dell'argomento ma non è questa la sede più appropriata, magari ne pareremo nella nostra escursione sul campo. Per adesso rispondo solo velocemente ad Aviana che purtroppo non dipende solo dalla volotà del singolo ricercatore di partecipare o meno ad iniziative di divulgazione, ma dall'assetto dell'intero sistema mediatico e dal livello della maggior parte di queste trasmissioni. Non è l'intervistato che ha controllo dei tempi, delle domande, del contesto. Da giovane mi avevano inviato a parlare di lupi a Italia Mattina, o qualche cosa del genere, su Rai 1 interrompendomi ripetutamente con stacchi sulla bruschetta all'olio di oliva o con i suonaroti di nacchere. Era il 1 gennaio, mi avevano fatto catapultare lì alle 8 di mattina ... Una esperienza davvero bizzarra. E te ne potrei raccontare altre mille... Come dico spesso, gli animali da noi sono usati più per intattenere che per informare, soprattutto, in momenti di evidente interesse e partecipazione sociale come questo, a seguito dell'attacco di JJ4.

Marta, mi spiace invece deluderti sulle fantomatiche virtù gestionali dell'Appennino. Qui da noi le cose vanno anche peggio che in Trentino (almeno loro hanno il Pacobace, noi abbiamo invece una versione assai pià scamuffa e improvvisata di cui vi racconterò...) ma il grande vantaggio sta proprio nell'orso marsicano che, dopo millenni di separazione dalle altre popolazioni di orso euroee e massicci fenomeni di deriva genetica e/o selezione operata dall'uomo, sembra aver perso le varianti genetiche che codificano per atteggiamenti aggressivi e comunque noncuranti del pericolo rappresentato dall'uomo. La perdita di variabilità genetica dell'orso bruno marsicano è stupefacente e pone alti rischi di estinzione (parleremo meglio a lezione di questo fenomeno) ma un aspetto positivo di tutto ciò è che l'orso appenninico ha perso determinate varianti alleliche associate a comportamenti aggressivi e mostra nelle regioni cromosomiche critiche per il comportamento varianti alleliche spesso altrimenti associate agli animali domestici, proprio quelli che tramite selezione artificiale sono stati plasmati dall'uomo per essere più trattabili, mansueti e meno aggressivi. Ciò non vuole dire ovviamente che l'orso bruno marsicano è un animale mansueto e domestico, ma certamente meno aggressivo degli altri orsi europei (vedi paper allegato). E noi in Appennino quindi campiamo di gloria - perlomeno fino ad adesso...! - soprattutto grazie a questo (messo in luce tra laltro molto recentemente, vedi data del paper allegato). Purtroppo nessuna particolare virtù gestionale. Una maggiore tolleranza sociale, questa sì, ma frutto della minor paura che fanno gli orsi in Appennino.