ESERCITAZIONE SU VIDEO "PRESCHOOL IN THREE CULTURES

ESERCITAZIONE SU VIDEO "PRESCHOOL IN THREE CULTURES

di giorgia pasqualotto -
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Svolto da Giorgia Pasqualotto, Aurora Perciballi, Alice Femminini, Francesca Truppa e Francesca Pescatori.


La cosa che più ci ha colpito è stato il rapporto 1 a 28 della cultura giapponese ma anche di quella cinese.  La presenza dell'educatrice/insegnante spesso neanche si poteva vedere nel video o comunque era marginale. Nonostante le classi fossero molto ampie, ospitando ci sembra anche più fasce di età insieme, non regnava il caos all'interno delle sezioni. Come se i bambini e le bambine si autogestissero e fossero loro stessi responsabili dell'equilibrio che si andava a creare nella classe, tra di loro durante lo svolgimento di ogni attività e con le insegnanti.

La voce narrante ha inoltre accennato all’importanza del fattore socializzazione per i bambini che frequentano le classi di quella scuola, fattore a cui noi figlie della cultura occidentale con grandi famiglie allargate non avevamo mai pensato. Ci ha colpito la gestione comune degli spazi da parte dei bambini che sembravano totalmente normalizzati allo stare insieme e condividere.


La rappresentazione di bambino che possiamo immaginare in questa cultura è di un bambino che viene educato allo stare in una comunità in cui appunto i bisogni del gruppo sono più evidenti dei bisogni individuali. Un bambino che viene educato alla responsabilità personale è all'autoregolazione. L'idea dell'adulto ci sembra più di un direttore, cioè colui che comunque dirige le attività della classe, senza intervenire troppo, lasciando spazio e libertà ai bambini di prendere l'iniziativa, collaborare, un adulto che è presente nel caso ci fosse bisogno, ma che non interviene immediatamente favorendo l'iniziativa dei bambini, coinvolto e partecipe, ma rispettando il lavoro comune dei bambini. La convivenza tra bambini di età diverse consente un aiuto reciproco ed una crescita basata sulla condivisione e sullo scambio.


Al contrario la cultura di st. Timothy aveva un rapporto molto più basso tra educatrice e bambini. Forse più vicino alla cultura occidentale e in particolare ai nidi e alle scuole dell'infanzia italiane. Il bambino nella nostra cultura, infatti, viene messo molto al centro. E questo comporta un'estrema attenzione ai bisogni individuali. Ad esempio sarebbe inconcepibile per noi avere un rapporto tra educatrice e bambini di 1 a 28 perché sarebbe impossibile rispondere in maniera individualizzata ai bisogni di ciascuno. In questo senso l'adulto è rappresentato come colui che è responsabile del benessere e dell'equilibrio fisico e psichico. Al contrario nella cultura cinese e giapponese si cerca di rendere più responsabili i bambini, all'interno di un contesto più ampio, più vario e con diverse esigenze.