Volevo fare i complimenti a Francesca (non mi ricordo il cognome) laureanda, che oggi ci ha presentato la sua esperienza Erasmus in Finlandia. E' stata una ventata di freschezza, di entusiasmo e di passione, ma al tempo stesso un'analisi profonda e accurata di tutte le esperienze che concorrono a formare la nostra educazione. Soprattutto mi ha colpito l'aspetto dell' educazione informale, ovvero di cio' che si acquisisce durante un'esperienza come l'Erasmus ma che non ha direttamente niente a che fare con l'educazione formale.
Francesca ha aperto l'argomento del "viaggio", in quanto esperienza formativa in se': adattamento, relazioni nuove, intraprendenza, capacita' di comprendere l'altro. Tutte queste competenze, se acquisite positivamente, contribuiscono ad una formazione autonoma e aperta dell'individuo, e possono risultare utili in contesti futuri anche professionali, in quanto abilita' specifiche (skills).
Ho vissuto in quattro paesi europei per periodi da 3 mesi a 5 anni, in piu' ho visitato principalmente per lavoro 15 paesi in tutto l'emisfero, ma non avrei mai immaginato che tutto questo background mi avrebbe portato un tipo di educazione, anche se informale. Le lingue, la conoscenza di culture e di ambienti differenti sono un grande bagaglio culturale, certo. Ma che si tratti anche e soprattutto di "educazione", questo mi ha aperto un mondo. Mi sono sentita improvvisamente piu' ricca, per aver imparato molte cose senza nemmeno accorgermene e senza aver fatto lo sforzo tipico di chi "impara" nel senso tradizionale e verticale del termine.
Ora mi chiedo, e chiedo a tutti, quante altre cose nella nostra vita abbiamo fatto o facciamo che ci procurano un'educazione senza accorgercene e senza fare sforzi, anzi addirittura con piacere? Sarebbe interessante capire anche dove poi questa educazione puo' portare, e in cosa possa contribuire nel nostro futuro professionale e/o umano.