Riflessione su "Esperienza e educazione"

Riflessione su "Esperienza e educazione"

de ADELE GIGLIO -
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Dewey pone l’esperienza dell’uomo alla base della conoscenza e, quindi, della cultura. Il punto di partenza di Dewey è che le scuole tradizionali impongono programmi e metodologie cognitive profondamente estranei alle capacità, alle attività, ai bisogni e alle inclinazioni dell’alunno: impongono, cioè, modelli statici di sapere completamente separati dall’esperienza concreta e dal contesto sociale. Le scuole attive, al contrario, sono in grado di porre una decisiva svolta nella misura in cui concentravano la propria attenzione sulle reali capacità degli allievi, sullo sviluppo delle loro potenzialità, sulla necessità di un sapere intimamente legato all’esperienza. La scuola nuova si basa su criteri democratici, deve consentire dunque livelli qualitativi superiori di esperienza rispetto a quelli offerti dal modello tradizionale, notoriamente carente da questo punto di vista. Tale pensiero di Dewey risulta essere molto attuale, a livello teorico. Ma se la teoria si “schiera” nettamente dalla parte di Dewey, perché poi, a livello pratico, i contesti educativi e i modelli pedagogici in generale, risultano avere così tante lacune?