Bocciare: si o no?

Re: Bocciare: si o no?

di Utente eliminato -
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Buongiorno!

La bocciatura e il debito scolastico sono spettri che aleggiano nel percorso scolastico di ogni studente e che alimentano il conflitto con l'istituzione scolastica. Ma come viene percepita la bocciatura dagli studenti? Non sono mai stato bocciato, ma in secondo superiore, il mio compagno di banco e migliore amico ha dovuto ripetere l'anno nonostante abbia fatto di tutto per aiutarlo. Mentre negli anni successivi sono state applicate diverse bocciature "strategiche" per eliminare (anche contemporaneamente nello stesso anno) gli studenti più problematici o scarsi. Quando ho saputo della bocciatura del mio amico ricordo di essermi sentito anche io sconfitto (forse più di lui) perché tutti i miei sforzi erano stati vani e che in qualche modo la scuola aveva bocciato anche la mia amicizia. Può fare molto male ad un ragazzo che è ancora animato da sentimenti infantili e che non riesce a comprendere tutte le discussioni e le complessità che ci sono dietro alle decisioni degli insegnanti. Considero la bocciatura uno strumento da utilizzare in casi particolari ed estremamente gravi. Ma ormai nelle scuole è uno standard che viene usato, nella maggior parte dei casi, per plasmare il gruppo classe e impedire ai ragazzi più problematici influenzare la didattica. Questo meccanismo condiziona il gruppo classe e il rapporto tra alunno e insegnante e a volte inasprisce ancora di più il rapporto tra i ragazzi bocciati e la scuola (per non parlare dei genitori). 

"Se non raggiungete un certo standard, se non vi comportate da studenti "decenti", se non rispettate certe regole non sarete ammessi alla classe successiva"

Ma spesso i ragazzi sono sordi e cechi nei confronti della vita scolastica e aprono gli occhi e iniziano ad ascoltare solo quando sono fuori o quando è troppo tardi. Spesso l'unico messaggio che arriva alla classe è "fate di tutto pur di passarla liscia, a noi non interessa niente di voi e di quello che fate fuori da questa scuola", spesso ad alcuni arriva soltanto "fate quello volete, la cosa importante è il voto"o "se venite bocciati è meglio che ve ne andiate a lavorare, questo posto non fa per voi". Noi ragazzi non capiamo, capiamo male o capiamo quello che vogliamo. Spesso ci rendiamo conto troppo tardi che gli anni trascorsi in quelle classi e il modo con cui ci siamo relazionati con quella realtà (a volte troppo complessa, frenetica e stressante) ci ha reso le persone che siamo adesso. L'incomunicabilità condiziona la vita scolastica di studenti e professori generando situazioni spesso inverosimili e scatenando emozioni e sofferenze a volte inadatte ad un contesto educativo.