Una maestra a proposito delle prove Invalsi scrive:
Il cronometro no. Non l’avevo considerato. Quello che il manuale del somministratore raccomanda di procurarsi. Due minuti sono quelli a disposizione per la prova di lettura. Che viene detta “preliminare a tempo”. Per eliminare con la forza dei secondi quelli che non saranno mai primi. “Serve esclusivamente per testare la capacità di lettura ‘strumentale’ raggiunta da ciascun alunno” recita il manuale.
Nella mia classe seconda leggono tutti con velocità diversa. Prendendosi ognuno il tempo che gli occorre. I velocissimi, quelli con tempi distesi e quello a cui le letterine ancora scappano e bisogna mettere gli occhiali al libro per non farle volare. Lui le prove non le farà?
«Cosa significa? Che cos’è?» chiedono i bambini che vengono da altri Paesi quando non conoscono una parola. Ed è ciò che chiedono tutti quando le parole sono nuove e sconosciute.
«Mi dispiace ma non posso rispondere a nessuna domanda. Cerca di fare del tuo meglio».
Il somministratore, questa nuova figura che si aggira nelle aule, non potrà rispondere, anzi glielo dirà prima che non potranno fare domande né chiedere aiuto. Anzi, se sono stranieri di prima generazione, non faranno nemmeno le prove. E come dovrei spiegarlo ai “miei” bambini, che non si pongono il problema di essere stranieri (sapete questi sono gli effetti desiderati della didattica inclusiva), che loro nei giorni delle prove non staranno in classe con i compagni? Che sono esclusi da questa grande operazione di valutazione del sistema scolastico. Che i loro apprendimenti non interessano quella rilevazione che – come recita sempre il manuale - “mediante le prove INVALSI è guidata dalla duplice esigenza di migliorare, da un lato, l’efficacia della Scuola per le fasce più deboli della popolazione scolastica e, dall’altro, di far emergere e diffondere le esperienze di eccellenza presenti nel Paese”.
Ma come, non sono proprio questi i bambini delle fasce deboli? E non sono anche loro una potenziale eccellenza quando riescono bene negli apprendimenti di base?
Banchi singoli separati (ma non ce ne sono per tutti nella mia aula) in modo che non possano comunicare né copiare. Durante le prove il somministratore “eserciti una costante vigilanza attiva per assicurarsi che gli allievi svolgano il loro lavoro in totale autonomia”.
«Maestra, possiamo aiutarci?»
«Possiamo lavorare in coppia?»
«Io non sono molto sicuro».
No, l’Invalsi non vuole. Non puoi nemmeno fare la pipì se ti scappa. Non puoi usare la gomma, la matita, la penna cancellabile. Nemmeno il dizionario. Ci sono diverse risposte, alcune si assomigliano ma una sola è quella giusta.
«Allora ci sono i trabocchetti, maestra. Sono furbi gli Invalsi»
«Quando vi darò il via, dovete cercare di fare più in fretta che potete...»
I 45 minuti a disposizione scappano subito.
Ecco. Tutto il contrario della scuola che tentiamo di fare. Lenta, dolce e profonda. Dove si può sbagliare e cancellare senza ansia di prestazione. Nei giorni dell’Invalsi diventa veloce, dura e superficiale. Da metterci tante crocette sopra. Per non tornare indietro.