La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by GUIDO Benvenuto -
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Come la "scuola" ci ha messo davanti a muri, ma ha anche aiutato a superarne.

Riflessioni a margine di the wall e dei muri a secco.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by fabiana moscetta -

L’esitazione che ho avuto prima di scrivere su questo forum rimanda all’idea di una scuola che ostacola… Siamo il prodotto di anni di studio vissuti nella paura del giudizio, non solo dell’insegnate, ma anche di compagni e genitori. La scuola è un ambiente competitivo ed il  voto o il commento diventa un’etichetta al valore della persona non ad una competenza. Ricordo le sentenze senza appello del giudizio  “Non è farina del tuo sacco” oppure l’ambiguo commento “Dovresti sforzarti di più”  o “ Potresti fare di meglio”  che sottintende la domanda: Meglio come? In cosa?   Posso comprendere il disagio della “dispersione scolastica” avendo abbandonato gli studi in quarto liceo (per poi riprenderli quindici anni dopo) come anche cosa si   prova ad essere rimandati e bocciati, ma questa è un’altra storia… La scuola , a meno che non operino in essa insegnati veramente preparati , è il luogo in cui, quanto a profitto , “i ricchi diventano più ricchi, e i poveri più poveri”. Ovviamente la mia opinione proviene ad una personale esperienza scolastica, l’unica alla quale posso rifarmi per esprimere un parere in quest’ambito.

“Molti insegnanti sprecano il loro tempo facendo domande che mirano a scoprire ciò che lo studente non sa mentre la vera arte dell'interrogare è quello di scoprire ciò che lo studente sa, o è in grado di imparare.”      

     Albert Einstein

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Deleted user -

Salve, volevo portare a questo argomento la mia esperienza come danzatrice e ora come insegnante di danza. Nel campo della danza classica vige ancora molto il modo di insegnare di cui parla Fabiana nel suo intervento relativo ai "muri", ovvero le difficolta' tecniche da superare sono muri che l'allievo deve scalare da solo. Se ce la fa bene, senno' sara' bocciato, emarginato, umiliato. In questo contesto il ruolo dell'insegnante e' limitato unicamente ad essere la guida per prescrivere gli esercizi, senza dare molte spiegazioni di supporto, perche' deve essere principalmente il talento innato e le doti fisiche dell'allievo a fargli "saltare" il muro. In questo il suo ruolo purtroppo a volte corrisponde a quello di molti insegnanti della scuola dell'obbligo.

Negli ultimi anni pero' si sta cominciando a capire anche nella danza che se l'insegnante aiuta gli allievi a superare il muro "mano nella mano", ovvero dandogli gli strumenti tecnici necessari e fornendogli in modo adeguato le conoscenze necessarie per poterlo superare, anche i meno "dotati" potranno saltare il muro. E' necessario che anche chi non sa naturalmente e istintivamente come azionare i muscoli giusti per saltare, impari e scopra come questi muscoli funzionano cosi' che poi riesca a superare i muri da solo. Insomma la diseguaglianza nella danza esiste e come, anche se si inscrive in criteri diversi, e anche li' c'e' da fare molto lavoro perche' anche i piu' "umili" possano godere della gioia della danza. Quante volte ho sentito insegnanti esclamare: "Devi farcela da solo perche' tutti abbiamo imparato in questo modo!" Mi domando: ma allora a che serve il ruolo dell'insegnante se non e' in grado (o non vuole) di aiutare quelli che non ci riescono?

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Deleted user -

Concordo con Fabiana, anche la mia esperienza alle superiori è stata piena di muri e per abbatterli ci sarebbe voluta solamente un po' di comprensione e di umanità. ci troviamo di fronte alla ciclicità della storia e della società, di conseguenza, proprio come molti secoli fa aveva già affermato Erodoto, noto storiografo greco e il mio esempio e quello di Fabiana ne sono un chiaro esempio. Infatti, a distanza di anni, la storia si ripete e gli stessi musi rimangono sempre lì, nonostante le numerosissime riforme e cambiamenti avvenuti nella scuola...quello che mi chiedo, dunque, è: perché ci si sforza di portare innovazioni e cambiamenti all'interno delle norme e, più in generale, in tutta l'istituzione scolastica quando il primo cambiamento dovrebbe avvenire nella forma mentis di ciascuno, professori e alunni?

Solo quando cambierà la nostra mentalità', potremmo davvero definirci educati ed educatori.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Deleted user -

La scuola che VORREBBE socializzare ma che non puo'...e chi si oppone a questa socializzazione, ve lo siete mai chiesto?

Beh incredibile, ascoltate queste due storie reali.

Una ragazza, intelligente, colta, 15 anni, 2 liceo classico: "Se mi metto in mostra, parlo quando non sono interrogata, mostro interesse alla lezione facendo delle domande, i compagni mi prendono in giro, mi considerano una che se la tira, parlano male di me e mi emarginano. A scuola si studia e basta e si risponde bene alle interrogazioni, tutto qui".

E allora? Di che parliamo? CHI dobbiamo educare, oltre agli insegnanti? Non dovremmo allargare il nostro discorso alle famiglie, ai genitori, alla societa'? Se sono proprio i piu' giovani a non accettare di essere "diseguali" perche' questo vuol dire essere escluso dal branco, allora di che stiamo a parlare?

Trasmissione alla radio RAI 3, "Tutta la citta' ne parla". Si discute sugli opuscoli illustrativi contro l'omofobia che si e' proposto di distribuire nelle scuole. Gruppi di genitori si sono sollevati contro quest'idea poco educativa...La trasmissione si conclude con un commento di un ascoltatore che riporto: "La famiglia e' la sola responsabile dell'educazione dei ragazzi. Io mio figlio lo educo come voglio. Che la scuola pensi solo ad insegnare".

Mi cadono le braccia.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Barbara Pezzillo Iacono -

Ha assolutamente ragione, l'educazione deve necessariamente allargarsi alle famiglie..Non sono ancora nella posizione di poter dire e decidere cosa si deve fare, assolutamente, però tante cose che non mi piacciono le vedo e tante volte ho notato che alla scuola non si da più un compito fondamentale, come dicevamo in classe, o gli si affida semplicemente il compito noioso di tramandare conoscenze, quasi che fosse un pacchetto sconnesso con la realtà. Sento spesso genitori parlare male delle maestre e può anche essere vero in qualche caso, ma credo che in questo modo si faccia perdere "autorità" e rispetto per la figura in generale.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Manuela Langella -

Buon Pomeriggio a tutti.

Io ho ripetuto un anno in quarta ragioneria, anche se mi sarebbe piaciuto di più frequentare il liceo, ma i miei hanno deciso così. Già alle elementari volevano farmi ripetere in terza, avevo problemi con i verbi soprattutto condizionale e congiuntivo. Penso di averne vissute diverse di selezioni in prima persona e di aver pagato sulla mia pelle più di qualche volta. Non so quanto le persone che hanno valutato le mie competenze siano state obiettive. Posso dire di essere contentissima di essere arrivata dove sono arrivata e spero di riuscire a continuare così. Una cosa che ci tengo a dire è che certi compagni di classe a volte facevano cose strane. Me lo ricordo perché capitava anche ai primi della classe, di solito ritenuti più intelligenti. Mi sembra di aver letto qualcosa in proposito sul libro di Dewey sui risultati dei test di un insegnante che li faceva a casa, penso ai familiari. Mi sembra che era pag. 26. 

Sono felice di frequentare questa facoltà e questo corso e vado avanti.   

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Deleted user -

"Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non e più scuola. 
E' un ospedale che cura i sani e respinge i malati".

Mi pare di capire che questa frase di Don Milani raccolga gran parte delle nostre riflessioni-

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Deleted user -

Pasolini e' stato sempre un grande anticipatore dei suoi tempi soprattutto quando denunciava ante litteram i mali della nostra societa'. Si e' scagliato contro i mass media perche' ne aveva colto la componente condizionatrice che avrebbe potuto corrompere le nuove generazioni. E' stato anche un maestro elementare nei territori friulani devastati dalla guerra, un grande educatore, un grande intellettuale sempre pero' vicino agli ultimi, ai piu' umili. In questo spezzone televisivo del 1967 parla della Lettera ad una professoressa di Don Milani. Una chicca. Commovente.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Deleted user -

Lei (professore) ci chiede spesso di pensare, ragionare, riflettere...con la nostra testa..cercando di tirar fuori le nostre impressioni..sensazioni.. i nostri pensieri... ma..come diceva anche Fabiana.. questo modo di fare è ancora inusuale per molti studenti in quanto finora..quello che ci veniva chiesto era di rispondere a domande con poche possibilità di "risposte corrette".. erano pochi i professori capaci di avere un confronto con i propri studenti..molti quelli che credevano di farlo quando alla fine anch'essi si aspettavano che gli alunni corrispondessero alle loro aspettative. C'è quindi instaurato in noi.. questa paura del giudizio..del parere altrui..e, che lo si ammetta o meno, a tutti importa.

La scuola dovrebbe essere un luogo dove la persona è accompagnata nel suo sviluppo..aiutata a crescere.. COMPRESA..e non annichilita! Spesso non si tiene conto del cambiamento.. e una volta che sei stato "inquadrato" come bravo o non studente. quello che studia sempre o mai.. quello che capisce o meno..etc.. l'etichetta ti rimane e anzi.. non ti aiuta a progredire.. perché si arriva ad un punto in cui..se sai che tutti si aspettano poco da te.. a meno che tu non sia una persona ambiziosa e caparbia, sarai tu stesso a sfruttare al minimo le tue capacità..perché "tanto sempre sei prendo"; e questo accade anche in caso contrario.. questa volta è forse uno sprono positivo..se sai che gli altri si aspettano "grandi cose" da te..sei motivato a dare il meglio..sebbene anche questa sia un'arma a doppio taglio in quanto poi "uno si siede sugli allori"...come dicevano spesso i miei professori.

La scuola d'oggi è tradizionale e non innovativa.. e...quei professori che cercano di apportarvi un cambiamento...di interagire in maniera differente con i propri studenti..di utilizzare un metodo di insegnamento diverso.. vengono spesso malvisti dai colleghi..e invidiati in quanto riescono a instaurare un rapporto con gli alunni e a farsi rispettare.

Il percorso scolastico per molti non è propriamente un'esperienza positiva..e se lo è.. sarà stato grazie ai rapporti instaurati con i compagni o a qualche raro professore incontrato..capace di trasmettere il piacere per lo studio, per la conoscenza. Quello che maggiormente si ricorda delle superiore è l'ansia delle interrogazioni ...quel guardare in altre direzioni per non incontrare lo sguardo del prof... i voti.. i numeri dicevano se eri bravo o meno..e sicuramente l'interminabile scorrere delle sei ore..interrotte solo da un misero quarto d'ora di pausa.

Rileggendo, il tutto mi è parso alquanto pessimista..ma sono fiduciosa nel pensare che esistano realtà differenti da quella da me sperimentata e conosciuta. E dico con ottimismo che sono certa che le cose cambieranno..in meglio..e un giorno la scuola sarà un luogo che aiuterà a valorizzare il potenziale che è in ognuno di noi, nessuno escluso, senza marginalizzare l'individuo e instaurare in esso paure e ansie.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by fabiana moscetta -

Perfettamente d'accordo con Diana! Ho 34 anni e si presuppone una maturità tale da non essere ormai più soggetta a quell'influenza del giudizio  che a scuola bloccava qualsiasi iniziativa fuori dai margini... Invece a volte mi ritrovo proiettata a vivere quelle stesse sensazioni, e mi devo sforzare per ritornare nel "qui ed ora". Siamo stati, chi più chi meno, abituati così, a provare disagio, imbarazzo, a cercare la "risposta giusta" anche quando non c'è, a "rimanere nella traccia", ad adattarci ad entrare in quella fessura del muro.

P.S. Anch'io, come Diana, ho pensato che il mio intervento fosse troppo pessimistico ma l'ho attribuito ad una differenza generazionale. Mi dispiace constatare l'attualità di certi metodi.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by GUIDO Benvenuto -

Parlate di pessimismo quando mi sembra essere un sano realismo. State dicendo che la scuola non aiuta ad emergere ma ad appiattirsi. In un libro di Starnone il titolo esplicitava i tempi dell'apprendimento tradizionale e la spinta al silenzio cautelativo. Chi parla si espone e nei rapporti asimmetrici, si rischia. Ma essere insegnanti comporta l'assunzione del rischio, della rottura. Vedetevi lo spezzone di seguito.

http://www.youtube.com/watch?v=5EkVIRNr8DA 

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Deleted user -

Bellissimo!!! Cosi' si insegna, si accende un fuoco, non si riempiono secchi o teste di nozioni o...di dolore!

Io ho avuto la fortuna di fare le superiori negli anni '70, quando di fuochi da accendere ne avevano gli insegnanti, e tanti...oppure nella peggiore delle ipotesi, ci lasciavano discutere dell'assoluto e della societa' dell'utopia, senza disturbarci...sono stata fortunata perche' ho avuto degli insegnanti fantastici. Ma vedo mia figlia che ha 15 anni e che invece si ritrova alcuni (non tutti per fortuna) insegnanti come risaliti dalle ceneri del passato per quanto riguarda la mancanza di interazione e di trasmissione di un messaggio di positivita' e di passione per la materia.

Non e' utopia, siamo realisti, certo. Ci sono situazioni distruttive e non, ci sono insegnanti che amano e altri che non amano. Ma la ricerca deve continuare, sempre avanti per migliorare e far migliorare chi ha nelle mani il futuro del mondo, le nuove generazioni.

A proposito di film, conosce "I ragazzi del coro"?

Grazie professore.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Barbara Pezzillo Iacono -

Bellissimo video! Vorrei proprio sapere perché tanti insegnanti adottano questo metodo che omologa, annoia, fa allontanare gli alunni dalla scuola. E una spiegazione forse me la do..La figura del maestro, della scuola, dell'insegnante, hanno perso il loro valore centrale e non solo, anche a noi giovani si danno poche speranze. Siamo tutti "bamboccioni" no? Perciò perchè investire su di noi. Poi ovviamente è un "cane che si morde la coda" : è facile comandare persone poco istruite, senza capacità critiche, perciò si tagliano i fondi all'istruzione, gli insegnanti vengono pagati poco, non sono aggiornati e sono costretti a fare lunghe trafile per guadagnarsi un posto il quale, una volta ottenuto, si tiene stretto con tutti i mezzi possibili, e si sa che i ribelli non sono ben visti, soprattutto nelle istituzioni. Io un'altra cosa poi ce la metterei..sempre più spesso i bambini ed i ragazzi vengono lasciati a loro stessi, perchè si lavora molto o a volte per niente, perchè si pensa troppo a se stessi e si investe poco nella cultura, in generale. Personalmente non ho mai avuto un brutto rapporto con la scuola, ma mi rendo conto che sono stata fortunata. Avevamo tutti un etichetta ed è assolutamente vero che da quella dipende tutto il tuo percorso scolastico. Non è giusto! Alcuni miei compagni avevano capacità che i professori non hanno mai capito, che non sono state sfruttate, ed è un vero peccato. Spero che le generazioni successive di educatori (noi!) potremmo cambiare, smuovere qualcosa!

Vi copio una cosa che ho letto su un sito:

Una maestra, dopo aver consegnato le schede di valutazione ai genitori, scrive queste riflessioni sul voto nella sua bacheca: "Non sono stata capace di dire no. No ai voti. Alla separazione dei bambini in base a quello che riescono a fare. ...A chiudere i bambini in un numero. Ad insegnare loro una matematica dell’essere, secondo la quale più il voto è alto più un bambino vale. Il voto corrompe. Il voto divide. Il voto classifica. Il voto separa. Il voto è il più subdolo disintegratore di una comunità. Il voto cancella le storie, il cammino, lo sforzo e l’impegno del fare insieme. Il voto è brutale, premia e punisce, esalta ed umilia. Il voto sbaglia, nel momento che sancisce, inciampa nel variabile umano. Il voto dimentica da dove si viene. Il voto non è il volto. I voti fanno star male chi li mette e chi li riceve. Creano ansia, confronti, successi e fallimenti. I voti distruggono il piacere di scoprire e di imparare, ognuno con i propri tempi facendo quel che può. I voti disturbano la crescita, l’autostima e la considerazione degli altri. I voti mietono vittime e creano presunzioni. I voti non si danno ai bambini. In particolare a quelli che non ce la fanno. La maestra lo sa bene, perciò è colpevole. Per non aver fatto obiezione di coscienza." Il "maestro" Manzi riportava nella scheda di valutazione di tutti gli studenti la stessa formula: "Ha fatto quel che può, quel che non può non fa".
 
In reply to Barbara Pezzillo Iacono

Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Barbara Pezzillo Iacono -

Professore, è diventata un ossessione. Passeggiando tra Spoleto e Ovindoli questi giorni, non vedevo altro che muri a secco. Comunque apparte gli scherzi la metafora è molto calzante secondo me, soprattutto perchè tra queste pietre c'è davvero vita, fiori erbacce piante, sono semplicemente belli ed in sintonia con la natura.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Deleted user -

Per rispecchiare a fondo il concetto di "muro a secco" porto l'esempio della fortezza costruita con pietre a incastro più antica del mondo Sacsayhuaman. Per me oltre a scegliere bene le pietre per poter costruire il muro bisogna anche saperle incastrare a anche la grandezza fa la sua parte, metaforicamente parlando bisogna costruire una società con individui di diversa concezione mentale ed esperienziale e la grandezza delle pietre e indice di coraggio per poter contrastare le avversità. Nel caso del muro tradizionale invece i foratini e sinonimo di uguaglianza tra i soggetti di una cultura e dove il cemento che tiene insieme tutto è ciò che la società ci "inculca".  Allora vi faccio una domanda come mai la fortezza ha resistito per più di 600 anni? 

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by GUIDO Benvenuto -

queste immagini e le vostre parole aiutano a portare lontano e dentro di noi le riflessioni sull'istruzione e la sua portata educativa.

Forza con le immagini dei vostri muri a secco.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Deleted user -

Avevo perso la lezione dei "muri a secco", cosi' ringrazio Anthony per avermi fatto capire meglio la questione.

Poiche' non ho al momento immagini visuali del muro a secco, ne propongo una che descrivo e che mi e' venuta in mente leggendo il commento di Anthony, e che forse e' già stata presentata nella lezione scorsa... 

L'istruzione, la scuola  e i docenti potrebbero essere i muratori che costruiscono il muro. Quando usano i foratini col cemento vanno molto piu' veloci, il lavoro e' piu' facile e loro vanno a casa prima.

Quando devono costruire un muro a secco, ci vuole piu' impegno per scegliere le pietre giuste e incastrarle a dovere, dunque piu' fatica ma anche piu' soddisfazione, perche' come ha spiegato Anthony, i muri a secco durano anche 600 anni, mentre i foratini hanno vita molto piu' breve.

Naturalmente gli studenti possono essere i foratini o le pietre...

Omologati e considerati tutti uguali senza alcuna particolare distinzione o differenza, gli studenti nel muro col cemento sono dei foratini dalla vita breve come le nozioni che imparano a memoria meccanicamente.

Diversi, differenti e ognuno che supporta l'altro e rende unico il muro, nel muro a secco sono pietre ognuna diversa dall'altra ma ognuna con la sua identità, pronte a resistere e a tenere insieme il muro senza alcun bisogno di cemento o malta. Sono loro stessi che "cementificano" e sostengono la loro scuola, la loro istruzione, la loro vita.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Barbara Pezzillo Iacono -

La maestra si chiama Rosaria Gasparro e questo è il sito dove ho letto la notizia http://comune-info.net/2014/02/voto/.

L'immagine della fortezza è uno spettacolo.. Costruiamo delle fondamenta solide, che possano durare 600 anni, è un lavoro lungo e faticoso in certi casi ma porta una grande soddisfazione, ha ragione Alessandra. Credo che il lavoro di un educatore cominci col lavorare su se stesso. Ci vuole umiltà, tempo ed impegno per capire quali sono le proprie debolezze, per esserne consapevoli e non lasciarsi deviare da esse. Credo che ci voglia un atto di umiltà per fare l'educatore, bisogna costruire prima le proprie solide fondamenta...E noi siamo qui per questo! Credo che sia il lavoro più bello del mondo.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Deleted user -

Assistendo alla lezione in cui lei, professore, ci ha mostrato il video di ''The Wall'', sono riuscita a capirne il senso piu' profondo. Come le avevo già detto a lezione, da piccola, i miei genitori, appassionati di quel genere musicale, mi fecero vedere il video in cui una classe di bambini veniva spinta verso la 'macinazione' da un sistema scolastico autoritario in cui non esisteva minimamente l'idea di poter imparare in modo sereno. Le immagini che vengono trasmesse attraverso il video,  mostrano una seria opposizione al 'sistema' che forma gli individui incanalandoli in una società senza sogni e possibilità; il muro che viene distrutto, è una chiara ribellione da parte di coloro che fino a quel momento sono stati privati di un'identità propria,in cui non vi sono distinzioni. L'immagine del muro a secco, dovrebbe farci riflettere sul senso della varietà della forma, delle diversità che contraddistinguono ogni individuo e rendono l'umanità varia. Provate ad immaginare soltanto se al mondo fossimo tutti uguali, se ognuno di noi ragionasse allo stesso modo, senza personalità o spirito di innovazione... Credo sia questo il senso che i Pink Floid vogliono trasmettere attraverso il video: la ribellione da parte di coloro che sono stati privati della libertà di imparare! Durante il mio percorso scolastico, sono venuta a contatto con docenti di ogni tipo; la maggior parte di loro, pero' si sono saputi immedesimare nelle situazioni di noi studenti, aiutandoci a migliorare, attraverso l'incoraggiamento e la pazienza; questa tipologia di insegnamento credo, anche in base alla mia esperienza personale, sia la migliore, in quanto non opprime e non demoralizza l'impegno dello studente. 'Sbagliando si impara' affermava un proverbio, ed da ogni errore capiremo la lezione. Quest'ultima frase, mi verrebbe da dedicarla a quel bambino che alzandosi dal suo banchetto con il compito in classe con su scritto il voto 9, andò dalla maestra, per dirgli che un calcolo era errato. Mi vengono i brividi al pensiero della sua reazione... Invece di elogiare il ragazzo per la sua onestà, lo ha deriso, attribuendogli un bel '3'. Il fallimento dell'insegnamento è proprio qui, il non essere in grado di imparare ai bambini l'arte dell'onestà e del coraggio! Sicuramente quel bambino, la prossima volta, ci penserà due volte prima di alzarsi!  Voglio concludere la mia riflessione in merito al tema del 'muro', affermando che, secondo me, Il muro identifica la separazione dell'uomo dalla realtà, da quella realtà che fa paura e che porterebbe l'umanità a identificarsi con se stessi e non omologandosi con gli altri, creando una moltitudine di colori, che stanno a rappresentare la diversità che si cela in ogni individuo.

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by fabiana moscetta -

"Fiorire e dar frutti in qualsiasi terreno si sia piantati"
                                                           

                                                               Etty Hillesum

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by Deleted user -

Eccolo! Finalmente l'ho trovato, il mio muro a secco! Nel giardino di una mia cara amica, una mia compagna di liceo...

Alla fine di questo corso, ho scoperto una dimensione che avevo gia' dentro ma che non sapevo "razionalmente" di avere. L'apertura alla comunicazione come fondamento dell'educazione, il lavorare per diffondere una scuola "altra" in cui tutti siano ascoltati e tutti abbiano la possibilita' di arricchirsi, di scoprire le loro potenzialita', di costruire il proprio futuro senza essere allontanati o disgustati. Cambiare la societa' attraverso un'educazione "diseguale" per cambiare la scuola, ma anche cambiare la scuola per avere una societa' piu' equa. Scuola e societa', come diceva Dewey, si intrecciano, devono costruire muri perche' ci crescano i fiori e l'erba, non per dividere, ma per unire i sassi senza cemento, perche' ognuno di noi sia supporto ad un altro e a sua volta si appoggi ad un altro.

Per cambiare la scuola si deve farlo cambiando un po' tutto, e' un processo lungo e faticoso, ma se non si cambia anche cio' che la circonda, se anche la societa' non cambia, la scuola da sola non ce la fara'....

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Re: La scuola che seleziona e la scuola che socializza.

by fabiana moscetta -

Appena tornata da un incontro con la Dirigente di un Istituto scolastico.

Mio figlio il prossimo anno andrà in prima, avevo deciso di cambiargli scuola per vari motivi. Prima di prendere la decisione definitiva scelgo di parlare con la Dirigente per chiederle riguardo le insegnanti alle quali avrebbe affidato le prime, tempo pieno, tempo modulare etc...

La Dirigente inizia una campagna promozionale sul tempo modulare .

Queste sono le principali ragioni per le quali secondo lei bisogna scegliere il modulo: "Perchè c'è la crema delle famiglie, le migliori. Quelle che hanno tempo da spendere dietro i figli" poi continua " Non perchè a tempo pieno siano meno...eh...però si sa... molti lo usano per parcheggiare i bambini. Per esigenze lavorative s'intende eh!"

Le chiedo come saranno utilizzate nel tempo pieno le ore in più, perchè io so che proseguono le attività didattiche. Le dico che ho l'impressione che a tempo pieno si faccia di più.

Lei mi risponde: "Perlopiù mensa. A tempo pieno non si fa niente di più...come le ho detto è per esigenze lavorative".

Ma come, teniamo le scuole aperte e poi si fa campagna contro il tempo pieno?

Bisogna tagliare. Non ci sono le risorse. Sarebbe stato un motivo deludente ma più onesto. Invece parliamo di selezione delle famiglie.

Si vede che la Dirigente ha già sperimentato che la logica dell' èlite fa leva sulle mamme. Loro vogliono "il meglio" per i propri figli.

Rifugiamoci tra i migliori,tra la gente perbene, quella che tiene ai propri figli. "Poi se lo consiglia la dirigente è vero, lei lo sa." un commento di una mamma.

"Iscriviamoli nella "Sezione A". C'è il figlio della mia pediatra"

Insomma si cerca di arrabattarsi seguendo i consigli manipolatori della dirigenza, alla ricerca dei "figli di".

La Dirigente usa questo criterio. Al modulo i "figli di" ed al tempo pieno i "figli dei parcheggiatori".

Mio figlio ha frequentato il primo anno d'asilo a modulo e questi ultimi due a tempo pieno. Mi chiedo: Di chi sarà figlio??