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  • Le imagini de i dei di Vincenzo Cartari

             “Le Imagini de i dei de gli antichi” di Vincenzo Cartari rappresentano uno dei trattati mitografici che, anche più delle opere di Natale Conti e di Giglio Gregorio Giraldi, hanno avuto un successo eccezionale nel corso del Cinquecento e del Seicento. L’opera suscitò non solo l’interesse degli appassionati di mitologia, ma venne usata come un vero e proprio manuale di consultazione per le arti figurative ad uso dei pittori e degli artisti che volevano trovare materiale mitologico da rielaborare. Furono circa venticinque le edizioni pubblicate di cui undici in italiano, cinque in latino, altre in inglese, francese e tedesco (vd. C. Volpi, Le immagini degli dei di Vincenzo Cartari, Roma 1996; V. Cartari, Le imagini de i dei de gli antichi, a c. di G. Auzzas, Vicenza 1996). Numerose sono le fonti classiche di carattere prevalentemente letterario accanto alle quali si nota la presenza di mitografi tardo-antichi e medievali, come per es. Claudiano, Marziano Capella, e Boccaccio della Genealogia deorum gentilium (vd. M. Palma, voce Cartari, Vincenzo in Dizionario biografico degli Italiani, 20, 1970, pp. 793-796). Nella prima edizione delle Imagini apparsa a Venezia nel 1556 per i tipi di Francesco Marcolini non c’erano le figure che accompagneranno il testo e anzi costituiranno una parte integrativa delle descrizioni degli dei nell’edizione del 1471 corredata dalle illustrazioni eseguite da Bolognino Zaltieri. Nell’edizione del 1615, uscita a Padova presso il tipografo Pietro Paolo Tozzi e curata dall’erudito Lorenzo Pignoria, compaiono le xilografie di Filippo Ferroverde: l’edizione è definita “novissima” e non è celato l’intento di correggere i difetti dell’edizione del 1571 e di aggiornare l’opera.

          L’edizione del 1571 (uscita a Venezia presso Vincenzo Valgrisi e di nuovo a Venezia presso Giordano Ziletti) presenta vari ritocchi dell’autore (passi inseriti al fine di rendere più chiaro il testo soprattutto in merito alle fonti, altri passi omessi) per cui sembra opportuno evitare di scegliere come testimone da collazionare l’editio princeps del 1556 il cui testo dovrebbe essere restituito indipendentemente o per lo meno dovrebbero essere segnalate le varianti più significative in un capitolo dell’introduzione all’edizione critica.

          Nel laboratorio si propone ai dottorandi di restituire alcuni passi delle Imagini basandosi su quattro edizioni antiche: ed. del 1571, Venezia, Giordano Ziletti; ed. del 1581, Lione, Stefano Michele; ed. del 1609, Venezia, Evangelista Deuchino e Giovan Battista Pulciani; ed. del 1615, Padova, Pietro Paolo Tozzi. Il testo dovrà essere corredato da un apparato critico e da una sezione in cui sono individuate le fonti classiche e medievali utilizzate dall’autore. Vanno inoltre notati i casi in cui la narrazione di Cartari si allontana del tutto o in parte dalla fonte da lui citata.