I media possono essere utilizzati per costruire un mondo migliore, per sostenere processi di partecipazione, inclusione  e solidarietà? Quando è che la comunicazione può dirsi umanitaria? Come si può realizzare una comunicazione sensibile ai diritti delle categorie più deboli e al contempo capace di coinvolgere tutti?

Viviamo in un mondo profondamente mediatizzato, in cui la relazione con l'altro, soprattutto con colui che proviene da luoghi o culture lontane, è spesso costruita innanzitutto attraverso i media. E comunque, è in uno spazio mediale, uno spazio definito di relazioni, di comunicazione politica e sociale - una mediapolis, secondo la felice definizione di Roger Silverstone - che costruiamo i criteri di moralità e di responsabilità, di obblighi e di giudizio.

In questo modulo affronteremo queste questioni, alla luce dei contributi forniti da alcuni degli autori più originali e innovativi del media studies, e cercheremo di ricondurle a indicazioni utili per la pratica professionali dei comunicatori delle ong e degli enti non profit impegnati a sostenere cause sociali e culturali.

Il tema che fungerà da terreno di stimolo, confronto e esercitazione sarà quello della rappresentazione delle migrazioni, banco di prova  della comunicazione umanitaria in tutto il mondo contemporaneo.