Dall'analisi sui modi di stratificazione delle periferie scaturiscono le tesi del corso sui requisiti che devono avere oggi degli efficaci piani di intervento, avendo assunto la convinzione che non solo le politiche sono state poco attente ma che gli strumenti della pianificazione tradizionale sono inadeguati.

Si sostiene che l’intervento in periferia deve costruire un saldo legame con i sistemi di relazione da e per la città, di scala urbana; e deve contemporaneamente assumere i riferimenti per riorganizzare la città del quotidiano alla scala locale.

Si tratta di una strategia di azioni minute e discontinue, svolta sulle piccole dimensioni dello spazio pubblico e dello spazio privato, e insieme sui terminali delle reti urbane da cui va curata la riverberazione di livello locale. Le parole d’ordine sono quelle di stabilire relazioni e restituire identità. E’ evidente che si deve pensare ad una forma di pianificazione adattabile ai bisogni ed alla fattibilità concreta, che tenga conto delle configurazioni originarie, di mescolanze funzionali pertinenti, della concatenazione degli spazi pubblici, della facilitazione all’accesso alle reti urbane ed al trasporto pubblico.

Questo tipo di operazione non può essere svolta in maniera formalizzata con le regole del piano attuativo tradizionale per tutte le aree racchiuse in un perimetro, ma deve scegliere, ordinare, gerarchizzare e trovare una sequenza ordinata di azioni di piano all’interno di una strategia.