Cari PhD Students di Ingegneria
dell’Architettura e Urbanistica,

insieme ad alcuni ricercatori del  abbiamo deciso di mettere a disposizione di
tutti i seminari che avevamo pensato per quanti tra voi  avevano scelto il curriculum “Ingegneria Edile-Architettura” e che sono stati
inseriti ufficialmente nel “Ciclo di Lezioni, seminari e colloquia per i dottorandi del XXXII°” appositamente pensato per questo
curriculum.

Questa scelta, è legata a due motivi, uno
personale di chi scrive e uno condiviso tra tutti i ricercatori del
SOS_UrbanLab.

Il primo è strettamente legato alla speranza
che si giunga ad un superamento effettivo
della vecchia e inattuale articolazione del nostro dottorato in due curricula, facendo sì che gli specialismi disciplinari, necessari per affrontare
gli obiettivi dichiarati già nella titolazione del dottorato, interagiscano
proficuamente come indica la congiunzione
copulativa
utilizzata: ossia “l’Architettura
e l’Urbanistica
” congiunte appunto
in un comune ambito d’interesse e di studio da parte dei settori scientifici
che concorrono all’organizzazione di questa attività formativa. Quali essi
siano è presto detto; basta leggere i settori di appartenenza dei ricercatori
che fanno parte del Collegio di Docenza del Dottorato.

Il secondo motivo è in realtà un auspicio per noi che ci interessiamo del
sustainable e pensiamo che quest’aggettivo
lo si deve far aderire, appiccicare
alle care, vecchie città mediterranee;
noi guardiamo infatti al ruolo che hanno gli edifici, i tessuti edilizi, gli
spazi pubblici, le piazze, le strade, i viali, i parchi, con le loro forme e i
loro tipi, con le loro densità nel determinare il Microclima Urbano e che ancor prima di progettare, sia giusto operare con prudenza cercando di capire innanzitutto
quali siano le relazioni che legano alcune categorie
architettoniche
con alcune grandezze della fisica ambientale.

Cerchiamo l’Architettura al di là degli edifici, convinti che non è necessario costruire, che
occorre far sì che la categoria Rischio giunga sul tavolo da disegno
dell’architetto e pertanto proponiamo
L’architettura del no!

 

E quindi,,, , come diceva Marcello D’Orta, “Io
speriamo che me la cavo”.