1. Ambito disciplinare

Il corso si inserisce all’interno di tre diversi ambiti disciplinari:

Public & Exhibit design 

il primo è quello comunemente denominato Public & Exhibit design, area specifica del Design il cui obiettivo non è la progettazione di oggetti bensì la progettazione di spazi o luoghi dedicati alla collettività.

Il campo di applicazione del Public & Exhibit Design è quindi molto vasto andando a comprendere la progettazione di allestimenti espositivi, padiglioni, spazi pubblici, allestimenti temporanei, etc., ovvero tutta quella vasta parte delle costruzioni che non appartengono al mondo dell’architettura, inteso nel senso tradizionale del termine. Progetti dunque leggeri nella concezione, temporanei nella concezione, poco legati all’idea di contesto, ma tutti rigorosamente pensati e dedicati alla collettività.

La disciplina del Public & Exhibit Design coinvolge dunque la progettazione di nuovi ambiti spaziali, spesso delle cosiddette micro-architetture. Lo scarto tra l’oggetto di design e la micro-architettura è infatti nel coinvolgimento della dimensione spaziale, nella creazione di un dentro e di un fuori, nel rapporto interno/esterno, nel rapporto con il corpo, nella presenza di requisiti ed esigenze a cui dover fornire una risposta in termini prestazionali, nel comprendere il concetto di individuo e di spazio condiviso.

Comunicazione Visiva 

In questo contesto, le lezioni di comunicazione visiva introdurranno alla lettura e alla elaborazione delle immagini al fine di progettare artefatti visivi. Nel corso delle lezioni verranno dati gli strumenti utili per maturare la capacità critica necessaria per affrontare l’elaborazione di un artefatto grafico-comunicativo e saranno affrontate tematiche che spazieranno dagli aspetti compositivi a quelli espressivi ed operativi. In considerazione della integrazione con l’Exhibit Design per lo spazio pubblico, verrà affrontato in particolar modo l’Environmental Graphic Design (EGD). La comunicazione grafica sarà quindi studiata in rapporto ai manufatti architettonici, all’ambiente urbano, nel contesto delle strategie di wayfinding e sarà progettata con l’obiettivo di trasformare il rapporto quotidiano delle persone con i luoghi in una vera e propria esperienza.

2. Il progetto

Il tema del corso è la progettazione di una Biovia, ovvero degli aspetti materiali ed immateriali ad essa in qualche modo collegati. Non dunque il progetto del tracciato ma la definizione da una parte della sua identità visiva, dall’altra delle diverse attrezzature fisiche ad essa strumentali.

2.0. Il contesto

Il contesto in cui si andrà operare è il Comune di Ciampino e si inserisce all’interno del progetto "Biovie: bicipolitana dei Castelli romani".

Il progetto punta a proporre soluzioni nella realizzazione di un Hub della mobilità sostenibile che, partendo da Ciampino, si ramifichi attraverso i territori del VI e VII Municipio e si integri con una rete composta anche dai comuni di Marino e Albano. Un progetto di mobilità sostenibile che mira a collegare scuole e luoghi di lavoro, coniugandoli con l'importanza storica delle strade, creando un percorso che possa coinvolgere anche i turisti che utilizzano lo scalo aeroportuale ciampinese. Questo progetto si pone l'ambizioso obiettivo di collegare tra loro territori che assieme interessano oltre 700mila cittadini e trova attenzione da parte di Città Metropolitana di Roma Capitale e dell’Unione Europea nel contesto dell’ Intelligent Cities Challenge.

L’idea alla base del progetto Biovie è quella di sviluppare, attorno alla città di Ciampino per via della sua importanza strategica, una grande rete di mobilità alternativa e sostenibile, in grado di collegare, come una cerniera, il comune di Roma con i castelli romani. Un progetto che considera l'inclusione di realtà differenti tra loro il modello di riferimento con il quale progettare una visione comune e condivisa. 

Il progetto è strutturato in tre rami:

  • il primo – Biovia scolastico-culturale - collegherà la stazione ferroviaria di Ciampino, alle diverse scuole presenti sul territorio fino ad arrivare al liceo Volterra
  • il secondo – Biovia lavorativo-commerciale – collegherà le principali aree industriali del comune
  • il terzo – Biovia turistico-ambientale – si collegherà al Parco dell’Appia Antica

2.1. Cosa è la "Biovia"

La Biovia è un percorso dedicato alla bicicletta, nelle sue diverse tipologie, che in parte si svolge in territorio urbano in parte extra urbano. 

Quando si trova in territorio urbano viene anche denominata bike lane. Con bike lane si intende infatti una corsia ciclabile monodirezionale ricavata dalla carreggiata stradale ed individuata su strada con segnaletica orizzontale, senza il ricorso ad elementi fisici di separazione tra corsia ciclabile e corsia destinata ai veicoli a motore. La dimensione della pista ciclabile è in funzione delle caratteristiche geometriche della strada. Qualora le dimensioni della carreggiata lo consentano, la pista ciclabile può essere più ampia della misura minima di 1,50 m stabilita dal Codice della Strada.

Qualora, invece, le dimensioni non fossero sufficienti all'inserimento di una pista ciclabile di 1,50 m, si prenderà in esame di ricorrere alla misura in deroga di 1,25 m.

La “ciclabile riservata su strada” è stata proposta, in tutte quelle situazioni in cui l'assenza di sosta ha consentito il posizionamento della corsia ciclabile direttamente accanto al marciapiede, e dove la riorganizzazione della disciplina della sosta esistente ha permesso di ricavare gli spazi necessari all'inserimento della corsia ciclabile.

Nei tratti in cui non è presente la sosta a “protezione” della ciclabile, è previsto l'utilizzo di segnaletica orizzontale termocolata plastica sonora, atta a far vibrare le ruote degli autoveicoli in caso di invasione di corsia. Dispositivi catarifrangenti tra la linea bianca e quella gialla della segnaletica orizzontale sono stati posizionati nel progetto per rendere, al calar del sole, la corsia ciclabile più visibile. Priva della colorazione rossa, la bike lane utilizza pittogrammi, posti ad intervalli regolari, lungo tutto il percorso.

La bike lane in ambito urbano è una scelta sostenibile vuoi in termini di costi di realizzazione che di rapidità di esecuzione, non prevedendo come già detto alcun tipo di opere civili ma solo interventi in segnaletica, orizzontale e verticale.

Nei contesti extra urbani è un percorso segnalato ed attrezzato che può essere utilizzato sia dai pedoni che dai ciclisti. Si allega a tal proposito, come mero riferimento, il manuale tecnico per la progettazione delle piste ciclabili in ambito fluviale prodotto dalla Regione Toscana.

2.2. Il tema progettuale 

Il tema progettuale è dunque la progettazione di una Biovia esemplare, ovvero la risoluzione in chiave programmatica e strategica dei temi che essa pone in essere. 

L’idea alla base del progetto è che, seppure applicata al contesto specifico di Ciampino e nelle aree indicate nella planimetria che sarà consegnata, le soluzioni possano essere replicate e prese a modello per la realizzazione di altre Biovie. Un progetto esemplare dunque e innovativo.

Il progetto dovrà affrontare diversi temi, alcuni comuni a tutti gli studenti altri a scelta dello studente o del gruppo.

Identità visiva

Comune a tutti i progetti dovrà essere il progetto dell’identità visiva della Biovia ovvero il logo, il nome, la strategia di comunicazione, lo studio della grafica a terra e della segnaletica nelle sue diverse configurazioni, elementi che dovranno poi essere applicati sugli oggetti che saranno progettati. In sintesi:

  • logo e nome
  • grafica a terra
  • segnaletica di percorso
  • segnaletica di contenuto
  • grafiche tridimensionali

Progetto delle strutture fisiche

Il progetto delle strutture fisiche si compone di elementi diversi e a diversa scala, riassunti nell’elenco riportato e organizzati in tre diverse scale di intervento.

Ogni studente dovrà scegliere un elemento per il livello 1 ed una a scelta tra il livello 2 o 3.

livello 1 – elementi singoli

panchine

cestini

pannelli informativi lungo il percorso

bike rack

attrezzature sportive


livello 2 – strutture spaziali aperte (possono essere anche unite due o più funzioni)

bike shelters / advertising / benches / solar panels / macchinette acqua caffè

bike box 

bike room: officina per veloci interventi e piccole manutenzioni

spazio lavaggio 

spazio per il noleggio di bici


livello 3 – strutture spaziali chiudibili

spazi dedicati allo smart working

kiosko bar


3. Obiettivi didattici

Il processo progettuale dovrà affrontare contemporaneamente tutti i molteplici livelli e aspetti del progetto: dall’analisi del programma e delle sue possibili articolazioni, al design dei componenti.

Diversi dunque gli obiettivi didattici del corso:

  • alla scala più ampia e comprensiva consiste nell’apprendere la complessità del processo progettuale attraverso la simulazione delle principali fasi del percorso: dall’elaborazione dell’idea, ai primi schizzi fino alla verifica delle scelte materiali; in un’ottica complessiva di responsabilità e consapevolezza delle scelte effettuate;
  • alla scala del progetto consiste nella capacità di elaborare delle scelte e le relazioni tra loro conseguenti; ovvero tra il tema, il disegno dello spazio, della sua forma e soprattutto del suo uso;
  • alla scala del manufatto nella capacità di connettere un obiettivo immateriale, come la definizione di un luogo e di uno spazio, con il dato materiale; ovvero nell’acquisizione della consapevolezza che ogni progetto trova la sua traduzione in forme e che questo prende corpo solo attraverso i mezzi tecnici ovvero attraverso la scelta del materiale e della sua utilizzazione;
  • infine alla scala della presentazione del progetto nella capacità di rappresentare l’idea, di elaborare una immagine del progetto, sia nella capacità di disegnare in due dimensioni (piante e sezioni) lo spazio progettato che nell’elaborare un modello virtuale e fisico. 


4. La struttura del corso

4.1. Il progetto come processo

Lo studente dovrà operare attraverso disegni e modelli plastici, modelli virtuali, schizzi, disegni tecnici, seguendo un percorso metodologico complesso, che conduce alla soluzione finale attraverso sperimentazioni, prove ed errori, passando da una forma di rappresentazione ad un’altra. 

Da un lato dunque il disegno: selezionando alcuni aspetti esso consente di acquisire nuove conoscenze sull’oggetto immaginato mentre, al tempo stesso, fornisce gli strumenti per poter apportare correttivi. In questo senso il disegno non è mera esposizione grafica dell’idea di progetto, ma è uno strumento di ricerca.

Dall’altra i plastici di studio: lo strumento del modello, primo è più immediato strumento di verifica spaziale, consente di valutare possibili variabili formali e differenti alternative, prima di approfondire l’idea definitiva di progetto. Il modello come il disegno è, soprattutto nella fase iniziale, uno strumento di indagine e sperimentazione. 

Attraverso la dimensione del laboratorio, lo studente dovrà infatti acquisire la consapevolezza della valenza semantica del progetto, per la quale è richiesta correttezza sintattica e coerenza nelle scelte linguistiche relative agli aspetti formali, cromatici, materici e di dettaglio.


4.2. Il processo verso il progetto

Il corso prevede le seguenti fasi di lavoro e le seguenti consegne intermedie.


4.2.1. Ricerca 

Questa fase consisterà in una indagine analitica su studi di casi utili all'individuazione di temi guida essenziali per la definizione del concept di progetto e nello sviluppo del concept stesso.

Durante la iniziale fase di ricerca ogni gruppo di lavoro dovrà selezionare gli esempi ritenuti più interessanti ed evidenziare le scelte rispetto ai seguenti argomenti: 

_ strutture per le Biovie innovative

_ piccole architetture leggere

_ strutture per le biciclette

_ rapporto tra comunicazione e progetto

_ le tecniche costruttive

La ricerca non dovrà essere concentrata solo sulle Biovie ma investigare a tutto campo tra arte, exhibit design, grafica e architettura.

La ricerca dovrà essere raccontato in max 10 slides  

La data di presentazione della ricerca è il 13 e 15 ottobre.


4.2.2. Concept di progetto

L’elaborazione del concept rappresenta un momento fondamentale del processo progettuale; esso dovrà essere “costruito” a partire dagli obiettivi e dovrà essere fondato su riferimenti coerenti con gli stessi. Il risultato finale dovrà essere tradotto in quello che viene definito “concetto guida” del progetto ovvero in disegni (relativi al progetto di Exhibit e alle strategie di comunicazione visiva) e in un plastico capaci di assorbire le idee alla base del concept e al tempo stesso di guidare il successivo sviluppo del progetto.

Il concept dovrà essere raccontato in max 12 slides:


obiettivi progettuali

le strategie di comunicazione

le strategie legate agli spazi 


La data di presentazione del concept sono il 27 e il 29 ottobre.


Sviluppo del concept e elaborazione del progetto definitivo

Questa fase prevede lo sviluppo del concept per giungere alla definizione completa del progetto, attraverso le indicazioni delle caratteristiche funzionali, fisiche, percettive, materiche e tecnologiche. Sono richieste restituzioni programmatiche, grafiche, e modelli di studio.


Il progetto dovrà essere definito e presentato entro la fine del mese di novembre.


4.2.3. Rappresentazione del progetto

In questa fase il progetto dovrà essere rappresentato sia attraverso elaborati di carattere generale – piante e sezioni – che attraverso elaborati di scelta tecnica-costruttiva: selezione dei materiali, disegno di dettagli, palette cromatiche, scelta delle font e loro applicazione, etc. 

Piante, prospetti e sezioni da una scala minima di 1:50/1:20 a 1:10.


5. Elaborati per la valutazione finale

Book di progetto 

Il book di progetto deve raccontare il progetto nella sua interezza, ovvero deve raccontare il processo progettuale in modo compiuto: dalla fase di concept, all’individuazione dei riferimenti materiali e immateriali, fino al progetto finale.

Esso non è di supporto alle tavole ma è esso stesso un elaborato progettuale, dovrà essere dunque studiato nella composizione grafica, nella struttura dei contenuti e nella loro forma.

Questo elaborato è importante anche ai fini del lavoro di tesi finale.

Il formato del book sarà quadrato 21x21 cm.


Tavole

Le tavole saranno in formato A1, non vi è un numero minimo di tavole ma un contenuto minimo:

_ pianta 1:200 di inserimento 

_ pianta 1:50 

_ sezioni 1:50

_ dettagli costruttivi 1:10/1:5

_ progetto grafico e identità visiva


Modelli di studio e modello finale del progetto 

Grande valore verrà data ai modelli, in sede di esame dovranno essere portati tutti i modelli prodotti, da quelli iniziali a quello finale; la successione dei modelli consente di comprendere lo sviluppo del progetto. 


6. Modalità d’esame

L’esame è individuale, anche se il lavoro va svolto in gruppo di 2-3 persone.

Tutti gli argomenti trattati nel corso costituiscono oggetto d’esame, così come la valutazione del lavoro svolto in aula e delle consegne intermedie previste nel corso del semestre.

Il Corso ha la frequenza obbligatoria.

Per sostenere l’esame finale lo studente deve presentare gli elaborati richiesti.


7. Bibliografia essenziale


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Aymonino A. e Mosco Valerio P., Spazi pubblici contemporanei. Architettura a volume zero, Skira, 2006, Milano.


Branzi A., Modernità debole e diffusa. Il mondo del progetto all'inizio del XXI secolo, Skira, 2006


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Clemente M. C., D’Alessandro M., Mirza S. (a cura di), Designing the Void, n_44, 2010.


Clemente M. C., D’Alessandro M., Mirza S. (a cura di), People as Design Transformer, n._45, 2010.


Firrone T. (2007). Sistemi abitativi di permanenza temporanea. Roma: Aracne.


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Gehl J. e Genzoe L., Public space, public life, The Danish Architectural Press, 2004 Copenhagen.


Gehl J., Life Between Buildings: Using Public Space, Island Press, 2011. 


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Guida E. (a cura di). (1992). Sistemi abitativi di soccorso. Ricerche, esperienze didattiche. Napoli: Officine Grafiche F. Giannini e Figli.


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Pallasmaa J., Gli occhi della pelle, L ’architettura e i sensi, Jaca Book, Milano, 2007.


Polano S., Mostrare, l’allestimento in italia dagli anni Venti agli anni Ottanta, Lybra immagine, Milano 2000.


Purini F., Allestire, Lotus 115, dicembre 2003.


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Zumthor P., Pensare architettura, Electa, Milano, 2003.




Per la comunicazione visiva:


Baroni D., Vitta M., Storia del Design Grafico, Longanesi, Milano 2003


Empler T., Environmental Graphic Design - Grafica e comunicazione ambientale. Nuovi ambiti rappresentativi nell’architettura contemporanea, DEI, Roma 2012


Falcinelli R., Guardare Pensare Progettare. Neuroscienze per il design, Stampa Alternativa & Graffiti, Roma, 2011


Garfield S., Sei proprio il mio typo. La vita segreta dei caratteri tipografici, TEA, Milano 2010


Heller S., Ilic M., Lettering Large. Art and Design of Monumental Typography, The Monacelli Press, New York, 2013


Hochuli J., Il dettaglio in tipografia. Un’analisi breve e concisa delle questioni che riguardano la leggibilità dei testi, Lazy Dog, Milano 2018


Lupton E., Cole Phillips J., Graphic Design. The New Basics (Second edition, Revised and Expanded), Princeton Architectural Press, New York and Maryland Institute College of Art, Baltimore, 2015 


Noble I., Bestley R., Comunicare con le immagini. Metodi e linguaggi per il graphic design, Zanichelli, Milano 2016


Ulteriore bibliografia e sitografia specifica di approfondimento verrà indicata durante le lezioni e verrà divulgata sulla piattaforma e-learning della Sapienza